L’indagine sulle mascherine di Gorizia inguaia anche l’ex commissario Arcuri

L’inchiesta di Gorizia nei fascicoli della Procura di Roma.

Era partita da Gorizia l’indagine su Domenico Arcuri, ex commissario, finito davanti ai pm di Roma per accusa di abuso d’ufficio e peculato. Arcuri ora si trova nel mirino della Procura di Roma per aver acquistato migliaia di mascherine cinesi irregolari e pericolose alla salute durante la prima ondata di pandemia.

Nei confronti di Arcuri i pm avevano formulato anche il reato di corruzione, per la quale la richiesta di archiviazione è ancora in attesa di risposta da parte del giudice per le indagini preliminari. Insieme all’ex-commissario anche l’imprenditore Mario Benotti indagato per frode nelle pubbliche forniture.

La vicenda.

Oltre alle mascherine di Gorizia, già sequestrate, sotto inchiesta ci sono più di 800 milioni di altri dispositivi irregolari, per un valore totale di circa 1,25 miliardi di euro. In questo caso la Procura ha dato l’avvio al ritiro da parte delle Fiamma Gialle il 15 ottobre. I magistrati hanno spiegato che le forniture non erano in linea con le normative Uni En non avendo passato determinati esami fisico/chimico e, anzi, erano pericolose per la salute.

I magistrati, inoltre, hanno evidenziato che il pagamento delle mascherine avveniva prima della validazione delle stesse. Questo in una situazione dove regnava l’emergenza, che “ha giustificato pagamenti di dispositivi di protezione, della qualità dei quali nulla ancora si sapeva, col rischio di acquistarne di inutili”, scrivono nel provvedimento i magistrati.