Un professore di Gorizia confessa: “Vi spiego come funzionano davvero le lezioni con la Dad”

La didattica a distanza in Friuli Venezia Giulia.

Lunedì 12 aprile si sono riaperte le porte delle scuole in Friuli Venezia Giulia. Il ritorno in zona arancione ha permesso ai ragazzi di seconda e terza media di tornare in aula, così come quelli delle superiori al 50%. Un anno scolastico 2020-2021 segnato dal Covid e dove fino al 12 aprile i ragazzi delle superiori della regione hanno trascorso quasi i due terzi dei giorni a casa in didattica a distanza. Il ritorno in classe è certamente una buona notizia, soprattutto per alcuni professori che mal hanno digerito il fatto di non vedere gli alunni per settimane se non in piccole finestrelle su un monitor.

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A detta di alcuni professori la didattica a distanza non funziona. Facendo un rapido calcolo sulla base delle varie ordinanze fino al 10 aprile uno studente delle superiori del FVG è stato in aula con didattica in presenza al 100% per 36 giorni, 38 giorni di didattica al 50% (quindi 19 in aula e 19 a casa), 82 giorni è rimasto a casa davanti allo schermo del pc. In sostanza hanno fatto 55 giorni in presenza e un centinaio a casa.

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Della difficoltà di questo anno scolastico ci ha parlato un professore di matematica di un importante istituto di scuola superiore a Gorizia. Il professore in questione preferisce rimanere anonimo in quanto quello che dice è abbastanza pesante ed è sintomo di un grosso malcontento verso la situazione: “La dad ha funzionato in modo parziale e rispetto ad un anno fa gli studenti partecipano con molto meno entusiasmo alle lezioni. Quello che io ho notato è che gli studenti più bravi si impegnano come sempre, ma quelli con più difficoltà si perdono e tendono a nascondersi durante le lezioni e a non partecipare”, afferma.

Il professore poi ci ha spiegato anche le difficoltà sue e dei colleghi: “Dopo l’esperienza dei tre mesi e mezzo dell’anno scorso quest’anno eravamo più pronti, ma ora siamo abbastanza stufi. Quello che vorrei sottolineare è che tutti i tempi si dilatano in didattica a distanza e vi spiego perché: in classe io quando interpello qualcuno o chiedo se si è capito quanto spiegato ho una risposta immediata, in Dad devo aspettare la risposta e se lo chiedo a uno in particolare passano secondi prima che l’alunno accenda il microfono e la videocamera. Spesso poi chi viene interpellato era distratto e mi dice che non ha sentito o la connessione era scesa un attimo e allora devo ripetere e via dicendo”.

“In classe ho la situazione sotto controllo perché ce li ho lì e li vedo in faccia – aggiunge poi – un’altra cosa che voglio dire è che molti genitori mi hanno segnalato che il figlio segue le lezioni con il cellulare sul tavolo e non avevo bisogno me lo segnalassero perché lo sapevo già. Ovviamente io non posso vedere questo dalla telecamera e il minischermo, ma è chiaro che se segui la lezione con il telefonino sei distratto e non segui nella maniera corretta”. Molti si chiedono come vengono fatti i tanto temuti compiti in classe e qui il professore è molto sconsolato: “Per alcune materie è più semplice organizzare i compiti in classe, ma per altre come matematica è assai più complicato. Ad esempio un tema di italiano è difficile che non venga svolto dall’alunno, ma per matematica la situazione è diversa. Con il telefonino è semplice fare le foto e passarsi l’esercizio, ma ci sono certi che mandano l’esercizio al professore con cui fanno ripetizioni private ed esistono addirittura delle app che possono risolvere alcuni esercizi. Ovviamente ho provato a fare i compiti in classe, ma mi sono reso conto che un’ alta percentuale di alunni copiava. Avrei potuto dare 25 compiti diversi ad ogni alunno, ma capite le difficoltà del professore a prepararli e correggerli. Ora che siamo tornati in aula farò dei compiti in classe sicuramente”.

Un’ultima considerazione interessante su come funziona tecnicamente la dad: “Abbiamo accorciato le ore di una decina di minuti, in classe abbiamo ore di 52 minuti mentre in dad di 40. Quindi ogni 40 minuti ci sono una dozzina di minuti di pausa, questo per dare pause agli alunni ed evitare che stiano 5-6 ore al pc consecutivamente”.

Non contesto questa scelta che trovo giusta, ma le lezioni sono troppo brevi – conclude il prof con un amara riflessione – io ho già fatto dei calcoli e se rimaniamo arancioni da qui al 10 giugno faremo un ottantina di giorni di scuola che sono il 40% scarso di giorni in presenza, se diventeremo gialli saranno forse un centinaio, ma comunque sotto il 50%. Ditemi voi se possiamo parlare di un anno scolastico regolare?”