Corsa a ostacoli per la riapertura delle scuole in Fvg, i nodi ancora da risolvere. I sindacati: “Serve chiarezza”

Le scuole del Fvg verso la riapertura.

È un momento atteso tanto da bimbi e ragazzi, quanto dalle famiglie. La data è già cerchiata in rosso sul calendario: 16 settembre. È quel giorno che, dopo il lockdown e la didattica a distanza, le scuole del Friuli riapriranno le porte e la campanella tornerà a suonare.

Due mesi, quindi, ma le incertezze non mancano. Pochi giorni fa, l’assessore regionale all’Istruzione, Alessia Rosolen, ha fatto notare che per garantire il servizio in Fvg mancherebbero 1.400 docenti e 300 addetti come personale amministrativo, tecnico e ausiliario (Ata). Qualche istituto dovrà fare i “salti mortali” per garantire anche lo sdoppiamento delle classi richiesto per contrastare l’emergenza da Covid-19, visti anche gli spazi a disposizione. Insomma, tanti punti di domanda.

Allarme scuola in Fvg: mancano 1.400 insegnanti e 300 Ata.

“È nelle attese di tutti un ritorno delle lezioni in presenza – analizza Maddalena Venzo, sindacalista Snals e dirigente scolastico in vari istituti superiori in provincia di Udine -. Stiamo lavorando per evitare il rischio contagi con tutte le risorse a nostra disposizione”. Eppure, le criticità non mancano. “Uno dei problemi principali è quello degli spazi. Non è, come si può pensare, un fenomeno che riguarda soltanto le aree decentrate. Noi dirigenti delle scuole di Udine – ricorda Venzo – ci siamo già mossi per chiedere un censimento di locali in città adattabili a un utilizzo scolastico, e perciò dotati di servizi, accessori e privi di barriere architettoniche, perché gli spazi che abbiamo non sono sufficienti”.

E poi, la sindacalista mette in luce anche un altro aspetto. “I dirigenti scolastici sono a rischio sotto il profilo della responsabilità civile e anche penale. Siamo molto preoccupati per questo. È un fardello pesante, ed è quindi necessario che tutte le parti sociali e politiche siano coinvolte in un percorso di corresponsabilità”. Senza dimenticare, ovviamente, le carenze degli organici: “Penso soprattutto agli alunni delle primarie – sottolinea Venzo -. I genitori hanno bisogno di tornare a lavorare e quindi le scuole devono offrire flessibilità ed essenzialità della didattica e degli orari, per garantire risposte alle famiglie”. Da non tralasciare, oltre ai docenti, anche l’importanza del personale Ata: visti i protocolli in campo, come quelli della costante sanificazione, il loro operato è fondamentale. A venire in supporto agli istituti dovrebbe essere anche la Protezione civile, per esempio con la distribuzione di mascherine. “Ma occorre anche – conclude Venzo – che ci sia flessibilità anche sotto il profilo amministrativo e contabile per le scuole. Visto il periodo emergenziale, dobbiamo essere liberi di acquistare materiali senza troppe procedure, ma al contrario con la massima semplificazione”.

Scuole chiuse per tre giorni a settembre per le elezioni.

Doris Siega è dirigente scolastica dell’Istituto omnicomprensivo di Tarvisio, che copre il territorio fino a Chiusaforte e conta su circa 800 alunni dai 3 ai 19 anni. “In questo momento – spiega – le linee guida del Ministero non sono molto chiare. Noi, intanto, continuiamo a misurare gli spazi nelle classi e sotto questo profilo non ci saranno problemi, riusciremo ad accogliere tutti”. Lo stesso vale per il convitto “Luciano Lazzaro”, che ospita studenti anche da fuori regione: i letti sono distanziati di 1,5 metri e rientrano nei parametri. “Dovremo fare il doppio turno in mensa, ma non credo sarà un problema” aggiunge Siega.

I punti di domanda, però, sono altri. “Abbiamo delle perplessità – spiega la dirigente – sull’organizzazione degli spazi per le scuole dell’infanzia. Il Comitato tecnico scientifico impone di formare piccoli gruppi e che non si incrocino tra loro. L’organico non ce lo permette e ridurre l’orario non si può. È chiaro che serva personale aggiuntivo”.

A questo, aggiungiamoci anche il primo stop alle lezioni per l’election day del 20-21 settembre. Ragazzi e famiglie non vedono l’ora che suoni di nuovo la campanella. Ma la corsa al futuro della scuola in Friuli presenta più di un ostacolo.