Alla ricerca dello sballo facile: tra i giovani è allarme droghe

L’analisi del consumo di droga fra i giovani del Medio Friuli.

Un fenomeno dotato di connotati ampi e complessi. Lo sballo giovanile, la pratica che da attività ricreativa diventa spesso una dipendenza vera e propria da sostanze, più o meno lecita, è diffuso anche da noi. Il recente blitz antidroga delle forze dell’ordine al Civiform non ha fatto altro che riaccendere i riflettori su un argomento spinoso, nel quale chi si rivolge alle strutture pubbliche dopo aver preso coscienza di avere un problema non è altro che la punta dell’iceberg.

I numeri sul consumo di droga fra i giovani

Il rapporto elaborato da Hbsc (Health behaviour in School- Aged Children) Italia nel 2014, ultimo studio disponibile in attesa dell’imminente pubblicazione del prossimo, contiene numeri sui quali riflettere, anche relativi alla nostra regione. Secondo l’indagine, promossa dall’Organizzazione mondiale per la sanità, in Fvg, tra i quindicenni, il 28,2% dei maschi e il 20% delle femmine ha provato almeno una volta hashish o marijuana; il 46% tra i ragazzi, e il 39% delle ragazze, ha consumato invece cinque o più bicchieri di sostanze alcoliche, nella pericolosa pratica del binge drinking.

Il consumo di droga nel Medio Friuli

E nel territorio qual è la portata del rapporto pericoloso fra giovani e dipendenze? Fare stime complessive è impossibile. Ma qualche dato c’è. Secondo quanto ci raccontano dal Servizio per le tossicodipendenze di Udine, nel 2018 nel Distretto del Cividalese c’erano 17 ragazzi e ragazze di età compresa tra 14 e 24 anni seguiti dal Sert a causa di problematiche legate a sostanze illegali, due per problemi alcol-correlati e nessuno per quelli riferiti al fumo di sigaretta. Ciò non significa che le situazioni difficili siano assenti o quasi.

“Chi si rivolge a noi – spiega il responsabile del Sert dell’Asuiud, Enrico Moratti – lo fa perché ha una dipendenza conclamata, soprattutto da eroina. Talvolta la richiesta di aiuto parte da loro, altre volte dalle famiglie. Gli utilizzatori sperimentali o per uso ricreativo, o per lo meno quelli che si ritengono tali, non vengono da noi”. Insomma, le cifre del Sert sono ovviamente una goccia nel mare di situazioni vissute con leggerezza, ma capaci potenzialmente di assumere contorni ben più seri e gravi. In Carnia, di recente, si è diffuso l’allarme per un ritorno dell’eroina. Vale lo stesso anche per il Cividalese?

“Il problema della recrudescenza di questa sostanza è trasversale, a prescindere dalla zona. Non soltanto – aggiunge Moratti -: è cambiata la modalità di assunzione, non la si usa più per via endovenosa, ma ora si sniffa, oppure si fuma. E questo offre una percezione distorta, non ci si vede più come un tossico, come avveniva un tempo. Questo è molto pericoloso”. In più, negli ultimi 5-6 anni si stanno affacciando nuove sostanze psicoattive, in particolare i cannabinoidi sintetici. Per quanto riguarda il fumo, c’è un lieve decremento di utilizzo (ma con un aumento del consumo femminile), stabile l’assunzione di bevande alcoliche. A preoccupare è la soglia della prima volta. “Oggi, la sigaretta si fuma per sperimentazione a 11-12 anni – prosegue il responsabile Sert -. Stessa età per l’alcol. È un valore pericoloso, perché entrambe le sostanze sono delle porte d’ingresso delle droghe più o meno legali. Per gli stupefacenti, la soglia sale a 12-13 anni”.

Tutto ciò porta a un altro pericolo rosso, quello del poliabuso, il mix di sostanze assunte nella stessa circostanza “e che – evidenzia Moratti – può essere ancor più difficile da trattare, perché spesso entrano in gioco anche componenti di tipo psicopatologico”.

La prevenzione

A livello di prevenzione che cosa si può fare per evitare che i giovani cadano in pericolosi tranelli? “Le attività preventive – conclude Moratti – si devono fare per tutta la popolazione, in particolare per le fasce più a rischio quale, per esempio, quella studentesca. Servono, però modalità diverse. È inutile andare solo a parlare delle sostanze ed enfatizzare i loro effetti, è un metodo poco efficace. Serve un lavoro più profondo per aumentare le competenze sociali dei ragazzi, le cosiddette Life skill, prevenendo in partenza le situazioni di possibile disagio”.

Luciano Patat