Le voci degli studenti del Friuli contro l’esame di maturità

Foto di Nicola Lotti

La protesta degli studenti contro l’esame di maturità

Gli studenti di Udine in piazza Primo Maggio per protestare contro la maturità 2022. Bandiere, cartelloni e microfono per manifestare pacificamente e far sentire la loro voce contro il ritorno alla maturità in modalità pre-covid, cioè con due prove scritte e l’esame orale.

Ragazzi e ragazze, ma anche genitori, hanno partecipato questa mattina alla manifestazione organizzata dalla Rete degli Studenti Medi per rivendicare “un passo indietro da parte del Ministro Bianchi sull’esame di maturità“.

Gli interventi degli studenti

La mattinata è stata caratterizzata anche da molti interventi spontanei degli studenti che hanno raccontato la loro situazione in questi due anni, tra quarantene, didattica a distanza e scuole chiuse.

“Dopo anni rinchiusi in casa in dad, vogliamo far valere i nostri diritti attraverso le rappresentanze studentesche – spiega Chiara, rappresentante dell’Istituto Stringer -. Siamo stufi di essere trattati come ragazzini, senza possibilità di intendere e di volere. Siamo stati l’annata più penalizzata del triennio, 1 anno e 4 mesi di Dad, fra quarantene, prof no vax che non possono insegnare, e ora non possiamo far finta di nulla, vogliamo che la nostra voce venga ascoltata”

Dal Percoto arriva invece la testimonianza di Francesco, che si interroga retoricamente: “Io frequento il liceo musicale e nella seconda prova dovremo analizzare un’intera partitura, dopo due anni di DAD come facciamo ad affrontare questa prova? Il tentativo del ministro è dimostrare che siamo tornati alla normalità, ma a gennaio eravamo in 7 in classe e siamo tornati tutti solo ora a febbraio, se è questa la normalità“.

Poi la parola passa a Chiara, un’altra studentessa del Percoto. “Sono in quarta dell’indirizzo di Scienze Umane perché a inizio 2020 ho mollato la scuola. E sono tornata con una testa totalmente confusa, non sapevo più tradurre latino, dopo 2 anni di DAD in cui la mia salute non è stata presa in considerazione”.

“Io vado allo Stellini e non traduco da 3 anni, mi sento poco entusiasta, dopo mesi di incertezza abbiamo scoperto di avere la seconda prova”, commenta Matteo. Gli da man forte Lorenzo, che frequenta sempre lo stesso istituto: “Sono qui perché mi sento vittima di un’ingiustizia“.

Dalla collina si solleva un coro verso tutta la piazza al grido di “Bianchi Bianchi noi siamo stanchi”. Riferimento al ministro dell’istruzione Patrizio Bianchi.

“Gli studenti hanno perso una parte fondamentale della loro istruzione – dice Alex del Collettivo Studentesco Solidale -. Non abbiamo bisogno di ostacoli da parte di chi ci è stato indifferente proprio sulla fine del nostro percorso. Il futuro ci si mostra incerto, noi siamo pronti a mobilitarci con voi”.

Poi è il turno di Anita, dall’Istituto Uccellis. “Faccio il classico europeo, adesso ci sono un sacco di noi che pensano all’università e che dopo la scuola va a lavorare, in queste condizioni è imbarazzante doversi preparare in 5 mesi“. Prosegue poi Marco. “Sono quasi tre anni che non facciamo uno scritto di Italiano – spiega – non siamo qui a chiedere di non fare la seconda prova perché non siamo preparati ma perché non ci hanno dato le possibilità di farlo, non abbiamo scelto noi di fare due anni in casa”.

Tra le varie testimonianze degli studenti prende la parola anche una madre per esprimere il suo punto di vista. “Io sono un genitore e sono felicissima di vedere ragazzi che prendono la piazza, mi spiace vedere pochi genitori e nessun insegnante affianco a voi. Se ci tenessero così tanto avrebbero dovuto esserci i rappresentati delle istituzioni comunali, i presidi delle scuole e gli insegnanti. Prendetevi la piazza ogni giorno finché i vostri diritti non verranno rispettati“.