Le superstizioni sulla nascita all’epoca dei nostri nonni (e decisamente bisnonni)

Alla nascita di un bambino, erano legati molti riti beneauguranti, sia nell’ambito familiare che comunitario. Alcune consuetudini di origine medievale sono sopravvissute fino agli ultimi decenni del ‘900. La donna incinta doveva aver cura di mantenere il segreto del suo stato di gravidanza il più a lungo possibile per auto protezione. Inoltre, c’era il rischio di contagi magici anche tra donna e animali.

Il delicato periodo della gravidanza.

Per questa ragione, la donna, nel periodo di gravidanza, non doveva dar fastidio a qualsiasi animale, non doveva uccidere talpe, topi e serpi né portare da mangiare alle cavalle, non doveva sostare nei crocevia delle strade perché luoghi notoriamente frequentati dalle streghe, non poteva guardare maschere, non doveva passare sopra il timone del carro perché la gestazione si sarebbe protratta oltre il tempo naturale, non doveva passare sotto le vigne, sedere sulle pietre perché al nascituro altrimenti sarebbe cresciuta la testa troppo grande, non doveva giurare perché il bambino poteva diventare bugiardo, non poteva guardarsi allo specchio per evitare di vedere il maligno alla cui vista lo spavento avrebbe potuto provocare la nascita anticipata.

Tutte le attività vietate.

La donna in gravidanza non doveva andare nell’orto né alla fonte ad attingere acqua e doveva evitare di non far gocciolare il latte a terra. La donna in procinto del parto si metteva in vita il nastro rosso ricevuto in dono dalla santola, che aveva poteri antiemorragici e portava sempre con sé un paio di forbici, questo perché le donna lavoravano fino all’ultimo e il parto poteva avvenire durante i lavori nei campi, in stalla, in viaggio, in montagna. In tempi antichi, non erano rari i casi di morte delle puerpere per dissanguamento causato dall’aver tentato malamente di spezzare il cordone ombelicale.

La nascita.

L’arrivo del nascituro era solennizzato dalla famiglia soprattutto se era il primo nato, accogliendo festosamente in casa i parenti, il vicinato, gli amici e organizzando una festicciola con cibarie, salumi, formaggi, vini, dolci. Gli ospiti, portando gli auguri al neonato e ai genitori, lanciavano di tanto in tanto dei calorosi evviva. Alla puerpera erano portati dei doni, la mamma della neo mamma portava in regalo il corredino per il neonato: le cuffiette, i bavaglini, le fasce e i panni. La donna in gravidanza, per evitare le macchie dette voglie sulla pelle del nascituro, doveva assaggiare un po’ di tutti i cibi. Le macchie si potevano manifestare anche dopo la nascita; in questo caso, non c’era dubbio: erano state impresse le cinque dita della mano della strega, mentre faceva una carezza al bambino.

Per liberarsi dalle macchie e dalle lentiggini, era sufficiente fissare senza interruzione la luna per l’intero ciclo della lunazione, facendo il gesto di pulirsi di tanto in tanto: alla luna successiva, le macchie e le lentiggini sarebbero scomparse. Un altro rimedio per farle sparire consisteva nell’ungerle con un unguento preparato con l’olio in cui erano stati fatti cuocere sette ramarri esposti precedentemente per tre giorni al sole e poi immersi nell’olio.

I neonati venivano vestiti con panni che portavano qualche ricamo e qualche scritta religiosa, ma non dovevano mai essere esposti di notte e, se fosse inavvertitamente avvenuto, i panni dovevano essere purificati passandoli sopra il fuoco vivace.