Giovani medici in fuga dalla sanità pubblica, il Fvg è maglia nera

Anche in Fvg i medici puntano alle specializzazioni più remunerative.

Sono quasi 6mila in tutta Italia i giovani medici in fuga dalle scuole di specializzazione e, di questi, 295 sono relativi al Fvg. Può sembrare un numero “piccolo”, quello della nostra regione, ma in percentuale è il dato peggiore d’Italia.

A dirlo è un report di Anaao Assomed e Settore Anaao Giovani che ha analizzato i contratti non assegnati oppure abbandonati. Dai risultati, emerge che la scelta dei futuri medici è orientata a quelle scuole di specialità in cui l’attività privata e ambulatoriale rientra tra gli sbocchi lavorativi, mentre vengono abbandonate o neppure prese in considerazione quelle prettamente “ospedaliere e pubbliche” che sono state protagoniste nella lotta pandemica, prima tra tutte la medicina d’emergenza urgenza.

Lo studio ha analizzato l’effettiva fruizione degli oltre 30mila contratti statali banditi in Italia negli ultimi due concorsi di specializzazione (quelli del 2021 e del 2022). Di questi, 827 riguardano il Fvg: nella nostra regione 238 contratti, ossia il 29 per cento, non è stato assegnato (significa che in sede concorsuale non è stato assegnato a nessun medico perché nessuno l’ha scelto), contro una media italiana del 13 per cento.

Ci sono poi i contratti abbandonati (sono quelli assegnati inizialmente, ma il medico assegnatario ha riprovato il concorso l’anno successivo e ha cambiato specializzazione tramite una nuova assegnazione), fenomeno che nella nostra regione riguarda 57 casi (il 7 per cento), contro una media italiana del 5 per cento. La conclusione, quindi, è che il 36 per cento dei contratti in Fvg è non assegnato o abbandonato. La percentuale più alta in tutta Italia, dove la media è del 19 per cento. Una questione destinata ad avere ripercussioni negative sulla sanità regionale e sulla carenza di medici specialistici.

I dati, a livello dell’intero Paese, dell’entità dei contratti non assegnati e/o abbandonati suddivisa per specializzazione sono, secondo l’Anaao, significativi oltre che allarmanti. Tutte le branche che sono state le più sollecitate durante la pandemia covid presentano la maggiore entità di contratti non assegnati e abbandonati: la medicina d’emergenza-urgenza avrà 1144 specialisti in meno rispetto ai 1884 contratti stanziati (60,7%), Microbiologia 191 in meno rispetto a 244 (78,3%), Patologia Clinica e Biochimica Clinica 389 in meno rispetto a 554 (70,2%). Di contro, vi è la totale fruizione di contratti di specializzazione afferenti alla Chirurgia Plastica e Ricostruttiva, Oftalmologia, Malattie dell’Apparato Cardiovascolare.

“Il segnale giunge chiaro e forte, corroborato dai numeri: la medicina sta diventando un affare selettivo, in cui le specialità più colpite e sotto pressione durante la pandemia da Covid-19, le specialità gravate da maggiori oneri e minori onori sono in caduta libera, non hanno più appeal – spiega il segretario nazionale Anaao Assomed Pierino Di Silverio -. Non è un problema di medici, ma di medici specialisti ed è un problema che avrà ripercussioni inevitabili sul futuro di un sistema di cure sempre più in crisi. L’assenza di programmazione e l’assenza di investimenti sul professionista produce effetti devastanti rischiando di desertificate alcune branche ed essere in deficit in altre. Un risultato che dovrebbe far comprendere quanto sia urgente investire sui professionisti e per rendere appetibile una professione che oggi non affascina più. Il medico ha perso la sua identità sociale ancor prima che professionale relegato a mero prestatore di opera alla stregua di un venditore di prodotto, il Paziente si è trasformato in un cliente”.

Secondo il segretario, “occorre un cambio di passo, con investimenti extracontrattuali e legislativi che riconsegnino la sanità ai professionisti. Retribuzioni adeguate, depenalizzazione dell’atto medico, aumento delle assunzioni ed eliminazione del tetto di spesa al personale che agisce ancora oggi come una tagliola su regioni e aziende foraggiando il lavoro a cottimo. Occorre integrare e dare ruolo agli specializzandi, vera forza propulsiva di un sistema vecchio e stanco”.