Suicidio assistito, anche in Fvg parte la raccolta firme per una proposta di legge

La raccolta firme sul suicidio assistito.

Parte anche in Friuli Venezia Giulia l’iter per il deposito di una proposta di legge regionale sul suicidio assistito. A promuovere l’iniziativa è l’Associazione Luca Coscioni che sta preparando una raccolta firme in 7 regioni Italiane.

A dare slancio all’iniziativa è stato anche il primo caso di suicidio assistito in Italia giugno 2022. Federico Carboni, prima conosciuto come “Mario”, è morto nel giugno 2022 dopo oltre 20 mesi di calvario fisico e giudiziario. In tema controverso sul quale si è espressa anche la Corte Costituzionale con la sentenza 242/2019 Cappato/Antoniani che, alla presenza di 4 condizioni, configura come non punibile l’aiuto al suicidio assistito in Italia  per una persona “il cui proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetta da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che ella reputa intollerabili, ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli”.

Altri casi simili, dopo di lui, sono stati quelli di Fabio Ridolfi (la cui impasse lo costrinse a scegliere la sedazione profonda che per ore sottopose la famiglia alla visione del loro caro addormentato con il corpo sottoposto a continui spasmi) e ad Antonio (vittima degli stessi ostacoli prima di ottenere il via libera, ora deciderà quando e se procedere). 

“A tre anni dalla sentenza della Corte Costituzionale e a un anno e mezzo dalla grande adesione popolare in occasione del referendum continuiamo ad attendere un cenno dal Parlamento – spiega l’Associazione Luca Coscioni – . Servirebbe una legge che migliorasse quanto deciso dalla Consulta, eliminando le discriminazioni oggi in atto tra i malati che chiedono di poter accedere alla morte assistita e includendo anche malati che non sono in possesso di trattamenti di sostegno vitale.

“Nel frattempo le Regioni possono e devono in autonomia applicare questa sentenza che ha portata di legge direttamente applicabile – continua l’associazione – . Innanzitutto devono fornire risposte alle persone malate senza tempi dilatati e possono emanare una legge regionale in grado di determinare tempi e procedure certe, dalla richiesta all’accesso alla tecnica, senza ulteriori ostruzioni. Con questo obiettivo parte, con la ricerca di volontari e autenticatori su tutto il territorio nazionale, la raccolta firme utile alla presentazione di una proposta di legge regionale in grado di evitare ulteriori torture di Stato”. 

Oltre al Friuli Venezia Giulia le regioni già pronte a partire con la raccolta delle firme a inizio 2023 sono Abruzzo, Emilia Romagna, Liguria, Lombardia, Piemonte, Toscana e Veneto.