Dal Friuli verso l’Africa, scoperto un maxi traffico di pneumatici da smaltire

Il traffico internazionale di pneumatici e batterie.

Oltre 1.100 metri cubi di pneumatici fuori uso da smaltire. Nella maggior parte dei casi incastrati uno dentro l’altro, verosimilmente consistenti in un numero compreso tra le 20.000 e le 25.000 gomme aventi un peso approssimativo compreso tra le 100 e le 120 tonnellate, nonché oltre 200 batterie esauste per veicoli. È quello che hanno scoperto, sabato 12 giugno, gli agenti della polizia Stradale di Udine con l’ausilio di personale del Compartimento polizia stradale per il FVG e delle Sezioni di Gorizia e Pordenone, che ha dato esecuzione nel territorio provinciale a una serie di decreti di perquisizione nell’ambito di una complessa operazione di polizia giudiziaria finalizzata al contrasto del reato di “attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti”.

Due ingenti depositi abusivi di rifiuti sono stati chiusi. Il primo si trova a Udine in via Emilia ed il secondo a Pradamano in via Cussignacco. Contenevano le svariate tonnellate di pneumatici da smaltire e centinaia di batterie esauste. E 23 cittadini di cui 14 ghanesi, 4 camerunensi, 2 ivoriani, 2 nigeriani e un italiano indagati, tutti residenti in provincia di Udine, tranne due (residenti a Gorizia e Firenze) uno dei quali residente a Majano, sorpreso nella flagranza del reato dagli agenti della stradale e per questo tratto in arresto.

Gli esordi dell’indagine.

L’indagine inizia nel 2019 da una brillante intuizione investigativa del personale della Unità di polizia giudiziaria della Sottosezione autostradale di Amaro che aveva notato un numero anomalo di piccoli e medi furgoni che trasportavano pneumatici vecchi. Insospettiti dai numeri del fenomeno, gli agenti avevano seguito alcuni mezzi ed individuavano il sito di via Emilia come punto di arrivo di molti dei veicoli pedinati. A questo punto veniva coinvolta gli agenti coinvolgevano anche il personale della sottosezione di Palmanova per avviare un’articolata attività di indagine.

Le attività di polizia giudiziaria hanno evidenziato da subito la reale dimensione del fenomeno che ha visto decine di persone coinvolte nel recupero, prevalentemente in modalità illecite tramite furti ed appropriazioni indebite, di pneumatici che venivano stoccati nei siti oggetto di perquisizione non prima però di aver reso definitivamente inservibili gli pneumatici mediante la procedura manuale di inserimento di più pneumatici all’interno di uno di questi.

Come avveniva il trasporto.

La procedura serviva alla riduzione dell’ingombro delle gomme per poter essere stoccate in maggior numero e in un secondo momento caricate su container che poi partivano alla volta delle autostrade friulane (A23 ed A4). I mezzi pesanti che naturalmente circolavano in violazione totale della normativa sul trasporto dei rifiuti, raggiungevano i porti di Genova, Gioia Tauro e Trieste dove i container qui trasportati, secondo la disciplina del trasporto intermodale, venivano caricati su navi cargo dirette verso porti Africani (Camerun e Ghana prevalentemente). Proprio la disciplina del trasporto intermodale, tipica materia di competenza della polizia stradale, ha consentito da subito di stabilire la destinazione finale dei container che venivano caricati nei siti di stoccaggio e dunque il profilo internazionale dell’attività delittuosa finalizzata alla rivendita nei paesi di destinazione del rifiuto dove questo, per pacifica ammissione degli stessi indagati viene smaltito in violazione di qualsivoglia misura di tutela ambientale.

Nel corso delle attività, protrattesi per molti mesi, le indagini sono riuscite a fermare e sequestrare presso i porti di partenza numerosi container contenenti altre decine tonnellate che si aggiungono alle oltre 100 tonnellate sequestrate a Udine e comprovanti un giro d’affari di straordinaria ampiezza. Per questo motivo la polizia stradale di Udine coordinata dalla Procura Distrettuale di Trieste proseguiranno per stabilire i collegamenti degli indagati con altri soggetti e la presenza di eventuali altri siti di gestione illecita dei rifiuti.