A Gemona insorgono i Comitati: “L’ospedale di comunità un fallimento annunciato”

Le richieste dei Comitati per l’ospedale di Gemona.

I Comitati in difesa dell’ospedale di Gemona vogliono una imminente riapertura del punto di primo intervento. “Mentre sindaci e amministratori locali tacciono sull’argomento – commenta il portavoce Claudio Polano – noi vogliamo che il 1° settembre ci sia la riapertura, con il personale in servizio al 27 ottobre 2020, ora disperso chissà dove”.

Le richieste non si esauriscono qui. “Vogliamo inoltre che il San Michele non diventi ospedale Covid, come vorrebbero l’assessore alla Salute Riccardo Riccardi e i suoi tecnici. Ciò – puntualizza Polano – vorrebbe dire rimandare sine die anche la prevista apertura del reparto di riabilitazione cardiologica e neurologica che è stato promesso“. Un reparto , affermano i Comitati, che non deve essere un punto di arrivo per l’ospedale, come pensano in Regione e non solo, ma di ripartenza verso un nosocomio per acuti come prima della riforma Serracchiani.

Ma i Comitati sono fortemente critici anche sulla proposta sempre dell’assessore Riccardi sul futuro del San Michele, recentemente presentata ai sindaci. “Nulla in contrario ai 32 posti letto per la riabilitazione cardiologica e neurologica, per rispondere alle necessità di Asufc in materia, con ricadute molto limitate per il nostro territorio, ma pensiamo che 8 posti per l’hospice e altrettanti per il Suap per i degenti vegetativi, non siano le risposte giuste per la nostra popolazione. Per quanto riguarda i 20 letti per l’Ospedale di Comunità – proseguono i sodalizi a difesa del San Michele – che dovrebbero essere gestiti dai Medici di Base e non ospedalieri, invitiamo gli estensori di questa “vecchia” novità a informarsi in Lombardia, Emilia/Romagna o Toscana, dove questo esperimento è miseramente fallito. Va inoltre chiarito cosa si intenda con i 26 posti/letto per post acuzie. Un tempo, ante Serracchiani, a Gemona ne avevamo alcuni nel Reparto di Medicina, dove trovavano posto i pazienti operati, che abbisognavano di cure e controlli postoperatori. Forse che a Gemona si pensa di portare postoperati di altre strutture, o forse si tornerà a operare in modo più o meno complesso? Se si e staremo a vedere. Per questo sarebbe importante sapere che tipi di intervento si effettuerà. Magari potrebbe spiegarcelo l’assessore gemonese alla Sanità, con annesso cronoprogramma, che in questi anni non ci ha mai convocato! Tutte promesse, che dovrebbero trovare spazio in una delibera della Giunta regionale, che però al momento non c’è ancora”.

Ma continuano i Comitati, al Gemonese e ai territori storicamente afferenti, serve ben altro. In primis un vero Pronto Soccorso, anche a supporto del nuovo reparto di riabilitazione, dove troveranno posto persone operate al cuore e le potenziali complicazioni sono da mettere in conto. Poi i posti Obi, per monitorare pazienti che presentano criticità latenti, un reparto di Medicina Soc, per evitare che la nostra gente, in particolare gli anziani, vengano spostati altrove come oggi, con i relativi costi sociali ed economici. “La cosa è fattibile – incalza Polano -, se ci sarà la volontà politica, accorpando l’attuale Dip, il previsto Ospedale di Comunità e qualche posto /letto di post acuzie. Ma una domanda sorge spontanea. Come mai non si cita la Rsa, oggi ridotta al lumicino? Svista dei tecnici di Riccardi o precisa scelta di soppressione?”.

“Poi – concludono i Comitati – vogliamo ambulatori forniti di adeguato personale e attrezzature, per evitare l’attuale pesante pendolarismo fra nosocomi. Infine, chiediamo che venga sostituiti l’attuale Tac che è quella vecchia di Tolmezzo e il mammografo, ormai obsoleto, strumento fondamentale di diagnosi e prevenzione. I soldi ci sono, sia regionali che nazionali. Vedremo – chiude Polano – se ci sarà la volontà politica della Giunta Fedriga di far uscire il Gemonese dalla Sanità di serie C“.