Parco Zoo Punta Verde in prima fila per la salvaguardia degli animali

Il 3 marzo si è celebrata anche al Parco Zoo Punta Verde la Giornata mondiale della fauna selvatica.

In occasione della Giornata mondiale della fauna selvatica, il Parco Zoo Punta Verde si conferma in prima fila per la salvaguardia degli animali. E zoo e acquari d’Italia fanno il punto sui numeri e i risultati ottenuti in più di un decennio di conservazione delle specie a rischio di estinzione. L’ibis eremita, il tritone sardo e lo storione dell’Adriatico. Ma anche l’avvoltoio grifone e la testuggine palustre. Tutte specie che l’Europa avrebbe visto estinguersi, se non fossero intervenuti i parchi zoologici e gli acquari italiani con i ripopolamenti in natura di esemplari nati in ambiente controllato. Un ruolo decisivo, che quattordici strutture italiane rivendicano in un’unica voce in previsione del World Wildlife Day, indetto dall’Onu per il 3 marzo.

Dal Friuli-Venezia Giulia alla Sicilia e dalla Campania al Piemonte, dal 2008 a oggi gli zoo e gli acquari impegnati nell’iniziativa congiunta hanno contato il rilascio di oltre 4000 esemplari appartenenti a specie animali sull’orlo della scomparsa. È il caso della Emys orbicularis, unica di testuggine endemica europea, che in un decennio, solo in Liguria ha contato il rilascio di oltre 150 esemplari in aree naturali ripristinate. Trenta tritoni sardi, uno dei più rari e minacciati anfibi europei, che ora ripopola la provincia di Cagliari. Duecentoquaranta ibis eremita, protagonisti di un progetto visionario in cui l’uomo vola insieme agli uccelli ormai estinti in Europa, per mostrare loro la rotta migratoria che li conduce in Toscana.

Oltre 2.000 storioni dell’Adriatico, che sopravvivono oggi solo in Italia a dispetto di un areale che comprendeva un tempo tutti i Paesi del Mediterraneo e la nascita di almeno il doppio di essi grazie al progetto di riproduzione. Un numero di grifoni che da poche decine avvistate in Sardegna e in Friuli-Venezia Giulia, supera oggi le due e le tre centinaia in ciascuno dei due siti. Un bilancio tutto tricolore, che tuttavia non tiene conto degli sforzi profusi oltreconfine. Quelli che hanno visto il ritorno del bisonte europeo in Romania, dell’orice dalle corna a sciabola in Tunisia, che proteggono gli ultimi leontopiteci testa nera in Brasile e i lemuri del bambù in Madagascar.

“Grazie al sostegno di milioni di persone”.

“Si tratta di risultati relativi al solo ultimo decennio e raggiunti solo in alcuni progetti di conservazione in cui siamo impegnati”, si legge nella nota congiunta delle quattordici strutture che celebreranno il World Wildlife Day. “Resi possibili solo grazie a un lavoro incessante di ricerca scientifica, alla costante specializzazione in medicina veterinaria e a una dedizione quotidiana al benessere degli esemplari ospitati, che spesso devono farsi trovare pronti per affrontare il difficile viaggio verso una nuova vita selvatica. Tutto questo non sarebbe stato possibile, però, se non avessimo avuto il sostegno di milioni di persone che calcano i nostri sentieri e che ci permettono questi investimenti”. Solo nel 2021, la rete europea degli zoo e degli acquari (EAZA) ha calcolato uno sforzo nella conservazione da parte delle strutture del Vecchio Continente pari a 16 milioni e 200 mila euro, dei quali il 60%a beneficio dei mammiferi e il 12% degli uccelli. Dopo Asia e Africa, l’Europa risulta essere il terzo continente destinatario dei maggiori sforzi. “Siamo i custodi di un patrimonio di biodiversità che in natura va scomparendo. In alcuni casi siamo riusciti ad impedire questo triste epilogo. A tutti gli altri stiamo lavorando”, concludono zoo e acquari.