Elsa, la Greta di Primulacco che ha fermato le ruspe sui prati stabili del Torre

La giovane di Povoletto si batte per salvare i prati stabili del Torre.

Prati stabili di Primulacco, in comune di Povoletto, al centro dell’allarme di Legambiente Fvg. Ma anche, e questo fa più notizia, di una giovane di 26 anni, Elsa Merlino, che da sola ha deciso di battersi in prima linea per salvare i “suoi prati stabili”.

Secondo l’associazione ambientalista, a partire da metà febbraio, sono iniziati alcuni lavori di movimento inerti in aree di proprietà del demanio regionale all’interno dell’area che il piano urbanistico regionale aveva individuato come Parco naturale regionale del torrente Torre.

Zone, situate sul fianco sinistro del torrente Torre, che sono caratterizzate dalla presenza di prati stabili, che non hanno mai subito il dissodamento e che vengono mantenuti solo con operazioni di sfalcio ed eventuale blanda concimazione, perché il loro equilibrio si raggiunge solamente dopo molti anni di limitata interferenza antropica.

Elsa, dal canto suo, aveva già notato qualcosa che non tornava. Durante una delle sue passeggiate, “qualche settimana fa – ha raccontato Elsa sul profilo Facebook Prospettive Vegetali  –  mi sono accorta che una vasta area di prati dove ero solita passare, era stata completamente stravolta. Il manto erboso era stato soffocato da cumuli di terra e ghiaia portati da camion industriali, e sparso con ruspe ed escavatori.  Oltre ad essere affezionata a questo luogo però, sono una studentessa del corso di Scienze per l’Ambiente e la Natura all’Università di Udine, e riconosco quindi il valore oggettivo ed intrinseco dei prati in queste zone ripariali limitrofe al corso d’acqua. Non sono banali prati, ma sono prati stabili, detti anche magredi, ed hanno quindi una grande importanza ecologica“.

Per avere risposta alle sue domande su chi stesse eseguendo quei lavori e perché, Elsa ha “subito chiamato l’ente preposto ai controlli di questo genere, la Guardia forestale, ed i volontari di Legambiente. Ora – racconta sconsolata – rimane solo il fango, gli innumerevoli cumuli di ghiaia, terra e detriti, e le impronte dei grandi macchinari passati su quelle che fino a qualche giorno prima erano zone naturalmente intatte”.

Le indagini da parte della forestale sono partite e i volontari di Legambiente si sono mobilitati per verificare la regolarità della faccenda. “Aver visto quelle persone lavorare sui loro grandi macchinari, inconsapevoli delle conseguenze dei loro gesti, indifferenti alla fragilità di questo ecosistema, mi ha spezzato il cuore – scrive la giovane -. Vedere numerose piante essere sminuzzate in una manciata di secondi da una gigantesca trinciatrice mi ha fatto sentire impotente, triste e mi ha fatto tremare le ginocchia. Rendermi conto che tutta quella terra abbandonata sui prati li avrebbe soffocati, mi ha tolto il respiro. Per un secondo, fissando da lontano le macchine che distruggevano tutto il panorama verde, mi sono sentita come un aborigeno che guarda la sua foresta pluviale mentre viene rasa al suolo, spazzata via“.

I lavori sono stati interrotti e sono state avviate delle indagini finalizzate a comprendere per quale motivo siano state intraprese queste attività, chi ha coordinato e gestito l’intervento e che cosa si intenda fare ora per mettere in atto il ripristino della vasta area compromessa.

“Ora diranno – conclude Elsa – che inizierà il piano di ripristino con azioni mirate a riportare queste zone verso un nuovo equilibrio. Non sarà facile, non ci vorrà poco tempo, ben più di qualche anno, ma ho grande speranza che questa denuncia aiuti ad aprire il dibattito su questi temi”.