Simone Pafundi, chi è il gioiellino dell’Udinese che ha esordito in Nazionale a 16 anni

Chi è Simone Pafundi

Simone Pafundi, dopo l’esordio con la Nazionale a 16 anni sono in molti ora a parlare del gioiellino dell’Udinese che ha attirato l’interesse delle grandi squadre. Il talento made in Fvg (nato a Monfalcone), è emerso fin da subito per doti tecniche, la sua ascesa fa sicuramente sognare. L’esordio della passata stagione in occasione della sfida contro la Salernitana, lo ha inoltre consacrato come uno tra i debuttanti più giovani in Serie A.

Da dove viene

Nato il 14 marzo 2006 a Monfalcone, da genitori napoletani trasferitisi in Fvg, Pafundi si avvicina al mondo del calcio sin dalla tenera età di 5 anni. Cresciuto calcisticamente nelle giovanili della squadra della sua città, è diventato un vero e proprio uomo dei record, esordendo nazionale a soli 16 anni. Nel caso in cui l’età non dovesse bastare, per comprendere l’entità del fenomeno basta pensare che Pafundi è nato un anno dopo YouTube, due anni dopo Facebook e solo pochi mesi prima che l’Italia vincesse il suo ultimo Mondiale.

Come ha iniziato: la trafila nelle giovanili

Tutto inizia quando all’età di 8 anni prende parte ad un torneo con il Monfalcone e, grazie alle ottime giocate sul campo, viene notato fin da subito dagli scout dell’Udinese. Giunti a Rivignano in occasione di questo torneo, gli osservatori dei bianconeri capiscono fin da subito che si tratta di un talento cristallino, da affinare ma indubbiamente dalle grandi potenzialità. Passa così all’Udinese e viene tesserato nella categoria degli “Esordienti”. Durante un torneo della stagione agonistica 2014/2015, si conferma anche nelle sfide contro le selezioni giovanili di Juventus e Inter e viene eletto miglior giocatore della manifestazione. A livello tattico si tratta del classico numero 10, un trequartista che si ispira alla tecnica di idoli come Messi e Totti.

La sua abilità nel gioco tra le linee dei reparti gli consente inoltre di creare numerosi problemi alle retroguardie avversarie. Fin dai tempi della Primavera dimostra di sapersi destreggiare al meglio anche come seconda punta, elemento della rosa che solitamente compie un lavoro di rotazione e rifinitura attorno all’attaccante centrale. Alla sua posizione in campo tuttavia vanno aggiunti fattori importanti quali dribbling e innata capacità nel saltare l’uomo, due caratteristiche che gli consentono di puntare l’avversario nei momenti chiave di un match. Nonostante le dichiarazioni di Sottil riguardo ai miglioramenti tattici che deve apportare al suo stile di gioco, le aspettative sono decisamente elevate.

Esordio in Serie A

La storia di un calciatore come Simone Pafundi è la storia di un vero predestinato. A dimostrarlo vi è innanzitutto il precoce esordio in Serie A: nella sfida di campionato tra Udinese e Salernitana della passata stagione infatti, il giovane prodigio faceva il suo debutto dopo essere diventato il primo 2006 ad essere convocato in Serie A. A destare scalpore è anche il minuto d’entrata, ossia il 68′. In un paese come l’Italia in cui i giovani talenti fanno fatica ad essere valorizzati a dovere, vedere un sedicenne che viene inserito addirittura 20 minuti prima del triplice fischio fa decisamente piacere, anche se allo stesso tempo appare come una mossa insolita. Eppure, complice la vittoria dell’Udinese sui granata per 4-0, Pafundi si trova a “fare a sportellate” nella massima serie italiana fin da giovanissimo.

Esordio in Nazionale

Nei cuori dei tifosi, la ferita di un’Italia esclusa dagli incombenti mondiali in Qatar deve ancora cicatrizzare. In un match come quello di mercoledì 16 tra Albania e Italia, tutti si aspettavano che il commissario tecnico Roberto Mancini schierasse in campo una squadra “sperimentale”, e così è stato. Oltre a una formazione rivisitata negli interpreti, l’ex allenatore del Manchester City ha fatto entrare Pafundi, inserendolo di fatto nella leggendaria storia della Nazionale Italiana. Il ragazzo di Monfalcone è il più giovane esordiente degli ultimi cento anni: meglio di lui solo Renzo De Vecchi e Rodolfo Gandinelli, che esordirono rispettivamente nel 1910 e nel 1911, un calcio d’altri tempi.

“Ero molto emozionato per l’esordio perché è un sogno che seguo fin da bambino. È stato tutto fantastico, Mancini non mi ha detto niente forse per fare in modo che potessi giocare nella maniera più tranquilla possibile. Alla fine della partita ho videochiamato subito mia mamma, mio padre e mio fratello. Il passaggio nelle giovanili azzurre è stato determinante, un vero e proprio trampolino di lancio. Mi sento di ringraziare tutto lo staff dell’Under 17 poiché se la convocazione è arrivata è anche merito loro”. Queste le parole di un Pafundi emozionato, che non solo ha coronato un sogno, ma che ha anche scritto un’indelebile record negli annali della storia dell’Italia.