Addio a Giovanni Pauletta, docente di Fisica sperimentale all’Università di Udine

Il dolore per la scomparsa del professor Giovanni Pauletta

Con dolore la comunità accademica apprende la scomparsa del professor Giovanni Pauletta, docente di Fisica sperimentale dal 1988, concludendo la sua carriera presso il Dipartimento di scienze matematiche, informatiche e fisiche di Udine nel 2015, anno in cui è andato in quiescenza ed ha continuato ad operare scientificamente come professore senior.

“Responsabile da poco dopo la sua istituzione nel 1987, e per diversi mandati, del Gruppo Collegato di Udine dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) – sottolinea il rettore Roberto Pinton – ha contribuito a sostenere ed a sviluppare la ricerca fondamentale della Fisica delle Particelle nel nostro Ateneo”. Come ricordano i colleghi a lui più vicini, Diego Cauz e Lorenzo Santi, “Pauletta fu più che un collega, un amico ed un maestro. È stato firmatario, tra i tanti suoi lavori, di quello che ha annunciato la scoperta del quark top nell’esperimento CDF del Fermi National Laboratory (ILL, USA) (1995) e di quelli più recenti dell’esperimento Muon gminus2 (2021), che hanno portato a nuove prospettive rispetto al Modello Standard, il modello di riferimento dell’attuale Fisica delle Particelle”.

Giovanni Pauletta si è formato a Città del Capo, Sud Africa, conseguendo un B. Sc. in Fisica, e successivamente un M. Sc. e un Ph. D. in Fisica nucleare. Ha insegnato all’Università di California a Los Angeles (UCLA) e quindi all’Università di Udine nei corsi di laurea triennali e magistrali e in quelli della scuola superiore. È stato Associated Research Scientist a UCLA; Invited Foreign Scientist al KEK di Tsukuba, Giappone; Research Scientist all’Università di Austin, Texas, e Invited Foreign Scientist al FNAL di Chicago.

Co-autore di oltre 650 pubblicazioni su riviste scientifiche internazionali, la sua attività di ricerca ha spaziato dalla fisica dei neutroni alle interazioni tra protoni polarizzati e nuclei, e tra kaoni e deutoni polarizzati, e alla ricerca di risonanze dibarioniche. Nel 1992 inizia la collaborazione con l’esperimento CDF a FNAL, impegnandosi nella costruzione dei calorimetri del Plug upgrade prima e successivamente nell’aggiornamento dei rivelatori di muoni.

A partire dal 2005 si interessa ad un nuovo metodo di compensazione attiva, noto come “Dual Readout Calorimetry”, e, assieme a FBK di Trento, allo sviluppo di nuovi fotorivelatori (SiPM) applicabili a questa tecnica ed alla strumentazione di rivelatori di muoni a grande area. Collabora con l’esperimento Mu2e del FNAL applicando i SiPM alla costruzione di un “Cosmic Veto Counter” (rivelatori a muoni per l’esclusione dei raggi cosmici). Nel 2013 entra nell’esperimento Muon g-2 del FNAL, collaborando, fino al 2021, allo sviluppo e alla costruzione del sistema di calibrazione e monitoraggio laser.

I colleghi e gli amici lo ricordano per la sua dedizione al lavoro e disponibilità ad aiutare e per le sue doti umane di simpatia e generosità.