Uranio impoverito, il risarcimento dopo due anni di battaglia legale.
Ha combattuto contro un tumore e contro la burocrazia; ora un carabiniere friulano in congedo ha ottenuto giustizia. La sezione lavoro del tribunale di Udine gli ha riconosciuto lo status di vittima del dovere, stabilendo un risarcimento economico superiore ai 200 mila euro. Il militare, oggi sessantenne, aveva partecipato tra il 2008 e il 2009 a missioni in Kosovo, dove è stato esposto a uranio impoverito e altre sostanze tossiche.
La decisione è arrivata nei giorni scorsi, al termine di un procedimento avviato dopo che il Ministero dell’Interno aveva rigettato la richiesta dell’uomo, nonostante la documentazione medica attestasse la presenza di metalli pesanti nel sangue e una grave forma di carcinoma, con un’invalidità permanente superiore al 50%.
Durante l’istruttoria, il consulente tecnico d’ufficio nominato dal giudice ha confermato il nesso causale tra l’esposizione durante il servizio e la malattia. La giudice Ilaria Chiarelli ha così riconosciuto i diritti del militare. Il ministero è stato inoltre condannato al pagamento delle spese legali.
Il fenomeno non è isolato. In Friuli e in altre regioni, sono numerosi i casi riconducibili alla cosiddetta sindrome dei Balcani, con patologie come linfomi e leucemie sviluppate da militari tornati da missioni. L’uranio impoverito, utilizzato nelle munizioni, bruciando si frammenta in particelle minuscole, che possono contaminare l’aria, il suolo e le acque, finendo nei corpi di chi vi è esposto per lunghi periodi.