“Giordano ha perso la vita per una buca sulla strada”: la conferma della perizia

Giordano Sanginiti è morto in un incidente in moto.

Giordano Sanginiti ha perso la vita a causa delle buche sulla strada in cui è finito con la sua moto: a confermare la tesi dei suoi genitori e dello Studio3A-Valore spa che li supporta assieme all’avvocato Davide Ferraretto, è la perizia tecnica che lo scorso 6 marzo il Gip del Tribunale di Padova, dottoressa Maria Luisa Materia, ha affidato al perito industriale Gianfranco Pellizzaro nell’ambito dell’incidente probatorio.

I risultati sono stati oggetto di discussione nell’udienza tenutasi nel primo pomeriggio di ieri, lunedì 3 luglio 2023, presso il tribunale patavino. I genitori di Sanginiti, studente di Medicina che risiedeva con la sua famiglia a Mirano, nel Veneziano, ma che frequentava molto spesso Forni di Sopra dove era molto conosciuto e amato, avevano puntato il dito fin da subito sulle condizioni della strada del Santo, opponendosi con forza all’ipotesi della mera “fuoriuscita autonoma”.

Nell’udienza di ieri Gianfranco Pellizzaro ha dunque illustrato l’esito dei suoi accertamenti. “Il fondo stradale era ammalorato” scrive nella sua relazione il consulente tecnico incaricato dal giudice, che ha compiuto un sopralluogo nel tratto della Regionale 308 dove, il 4 febbraio 2023, si è consumata la tragedia, al confine tra i comuni di Cadoneghe e Campodarsego, nel Padovano.

Ed, in particolare, nel punto in questione dove il ventunenne miranese ha perso il controllo della sua moto Guzzi, il perito ha rilevato come, “per la presenza di una serie di riporti di asfalto datati, si era formata una gradinatura longitudinale alta circa tre centimetri rispetto all’asfalto adiacente sulla destra; inoltre a circa metà della lunghezza di tale zona era presente una frattura longitudinale profonda circa cinque centimetri”.

“Per tale situazione delle condizioni del fondo stradale il conducente del motociclo ha perso il controllo del veicolo che ha subìto uno sbandamento con deviazione verso sinistra, ha invaso la corsia di contro mano e ha urtato contro il guardrail” prosegue il consulente tecnico, venendo alla risposta chiave al quesito posto, e precisando anche che “il motociclista indossava il casco, che si è sfilato all’urto contro il guardrail ed è stato rinvenuto con la fibbia allacciata”, e, soprattutto, “che la velocità del motociclo era di circa 95 chilometri all’ora“, a fronte del limite vigente di 90 km/h, “praticamente rientrante nella tolleranza di 5 km/h prevista”.

Lo studio legale a cui si sono rivolti i genitori del ragazzo aveva più volte sollevato la questione della situazione dell’arteria, accusando Veneto Strade per aver installato un cartello di avvertimento “postumo” e per aver rattoppato la buca, entrambe operazioni compiute dopo l’incidente. Con l’udienza di ieri l’incidente probatorio è chiuso e il Gip ora restituirà gli atti al Sostituto Procuratore che dovrà decidere come proseguire l’inchiesta.

“La nostra famiglia ha fiducia nella giustizia che farà il suo corso accertando, e noi crediamo fermamente che ce ne siano, tutte le responsabilità: quelle evidenti e quelle meno evidenti ma forse ancora più gravi – hanno scritto in una toccante lettera indirizzata al giudice la mamma e il papà del giovane, per raccontare innanzitutto che splendida persona fosse il figlio –. Perché è doveroso verificare se i due tecnici di Veneto Strade indagati hanno fatto tutto quello che era loro possibile perchè Giordano e le altre persone che usufruiscono della Strada Regionale 308 potessero percorrerla in sicurezza, ma ci chiediamo anche se per un’arteria così importante per l’intera regione si debba ritenere che la responsabilità della sua messa in sicurezza possa ricadere solo su due tecnici o se, come crediamo, vada anche cercata nei vertici-depositari del potere economico-finanziario, politico e decisionale”.