Restituiti preziosi reperti archeologici a Iran ed Ecuador.
Nei giorni 4 e 5 settembre 2025, i Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale (TPC) di Udine hanno consegnato all’Ambasciata della Repubblica Islamica dell’Iran e a quella della Repubblica dell’Ecuador importanti reperti archeologici, recuperati al termine di tre distinte e complesse indagini finalizzate a contrastare il traffico illecito di beni culturali.
Le operazioni, coordinate dalle Procure della Repubblica di Udine e di Trento, hanno consentito di individuare e sequestrare numerosi reperti privi della necessaria documentazione attestante la lecita provenienza ed esportazione.
Per quanto riguarda uno dei procedimenti seguiti dalla Procura di Udine, oltre ai reperti ecuadoregni, il Nucleo TPC ha sequestrato 53 pregiati vasi cinesi, restituiti alla Repubblica Popolare Cinese. Durante la visita di Stato dell’8 novembre 2024, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il Presidente cinese Xi Jinping avevano visitato a Pechino una mostra dedicata a questi vasi, evento simbolico che ha sottolineato l’importanza della cooperazione internazionale nella tutela del patrimonio culturale.
I reperti restituiti all’Iran.
I reperti destinati all’Iran, straordinarie testimonianze di vasellame appartenente a epoche e culture diverse, erano nella disponibilità di un collezionista friulano che li aveva acquistati sul mercato nero. In suo possesso erano anche numerosi altri manufatti provenienti da vari Paesi esteri, tuttora in corso di restituzione.
Tra i reperti restituiti all’Iran figurano dodici oggetti antichi – bottiglie, ciotole, brocche e piatti in ceramica decorata – riconducibili a produzioni Qajar (XIX secolo), Nishabur (X secolo), Tabrestan (X-XI secolo), Zarin Fam (VII secolo), Kashan (XII-XIII secolo), Kashan/Gorgan (XII-XIII secolo) e Mina’i, produzione Rey (XIII secolo).
Tra i reperti restituiti all’Iran figura anche una grande brocca in ceramica nera con versatoio “a becco”, risalente al I-II millennio a.C. (Età del Ferro) e originaria del Luristan (regioni Pish-Kuh e Posht-Kuh). Sequestrata in provincia di Trento nell’ambito di un’altra attività investigativa coordinata dalla locale Procura già dal 2022, la brocca è risultata frutto di scavi clandestini in Iran e di successiva esportazione illecita verso l’Italia.
Analoga ad esemplari custoditi al British Museum di Londra, era stata acquistata come “souvenir non convenzionale” da un collezionista trentino durante i suoi viaggi e, dopo il suo decesso, ereditata dal figlio, ignaro sia del valore culturale sia dell’origine illecita del reperto.
I reperti restituiti all’Ecuador.
Tre reperti restituiti all’Ecuador, anch’essi di grande valore storico e culturale, comprendono due vasi in ceramica della cultura Jambeli, databili tra il 300 e l’800 d.C., e una statuetta in ceramica raffigurante una figura zooantropomorfa seduta, appartenente alla cultura Mantefio e risalente a un periodo compreso tra l’800 a.C. e il 1530 d.C.
Questi beni erano stati accumulati negli anni da un collezionista privato durante le sue permanenze all’estero. Gli accertamenti del Nucleo TPC hanno confermato l’autenticità e l’importanza culturale dei manufatti, convalidata dalle competenti autorità scientifiche dei Paesi di origine tramite le Ambasciate di Roma.
Il rientro di questi beni rappresenta un passo significativo per la tutela e la valorizzazione del patrimonio storico e culturale dei Paesi coinvolti, restituendo a ciascun Stato testimonianze antiche di grande rilevanza. Queste operazioni confermano ancora una volta come l’Italia, tramite il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, sia in prima linea nella lotta contro il traffico internazionale di beni culturali, fenomeno che alimenta mercati illeciti sottraendo ai popoli le proprie radici storiche e identitarie.

