Sfruttamento della prostituzione, sequestrato un centro massaggi a luci rosse

Sequestrato un centro massaggi a Trieste: 57enne denunciata per sfruttamento della prostituzione.

Non si ferma l’attività investigativa volta a smascherare e reprimere l’odioso fenomeno dello sfruttamento della prostituzione nei centri massaggi di Trieste. Dopo l’operazione conclusasi circa un mese fa in via Flavia, i Carabinieri della Sezione Operativa della Compagnia di via Hermet, sotto la direzione del Pubblico Ministero dott. Federico Frezza, hanno individuato un secondo centro massaggi, questa volta in via San Francesco, dove si replicava lo stesso schema di sfruttamento.

A finire nel mirino delle indagini è una 57enne cittadina cinese, denunciata a piede libero per il reato di sfruttamento della prostituzione. La donna costringeva una connazionale a prostituirsi all’interno del centro massaggi. Diversamente dal caso precedente, la vittima non veniva rinchiusa durante le ore notturne, godendo di un’apparente libertà che non cambia però la natura coercitiva della situazione.

Durante la perquisizione del centro e dell’abitazione della donna, i militari hanno rinvenuto denaro contante per un totale di 5.830 euro, ritenuto provento dell’attività illecita, oltre a materiale probante che documenta l’attività di meretricio. Il GIP ha disposto il sequestro preventivo dei locali e dei beni rinvenuti, accogliendo la richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia.

Le indagini hanno rivelato una realtà inquietante e troppo spesso invisibile: le donne sfruttate, seppur non sottoposte a violenze fisiche eclatanti, vivono in una condizione di grave assoggettamento psicologico e materiale. Turni massacranti – dalle 9 del mattino alle 23, spesso senza pause nemmeno per i pasti – e compensi irrisori, generalmente inferiori al 20% dell’incasso, sono la norma.

Cosa c’è dietro i centri massaggi a luci rosse.

Dietro a questi centri massaggi si cela un sistema organizzato di sfruttamento, che fa leva su elementi di vulnerabilità come la scarsa conoscenza della lingua, la paura delle istituzioni e il timore di ritorsioni. Un contesto in cui il controllo si esercita senza bisogno di minacce o violenze evidenti: quanto più è forte l’assoggettamento, tanto meno è visibile dall’esterno.

È per questo che la Procura della Repubblica di Trieste, da anni, porta avanti un impegno costante in materia, promuovendo indagini d’iniziativa e sostenendo attivamente l’azione dei Carabinieri. Solo grazie a questo approccio proattivo è possibile far emergere reati che, altrimenti, rimarrebbero sommersi. L’assenza di denunce da parte delle vittime non è segno di assenza di reato, ma spesso la prova della profondità della soggezione cui sono costrette.

In seguito all’intervento, alla vittima è stata fornita immediata informazione sulla possibilità di rivolgersi a un centro anti-tratta, con l’obiettivo di avviare un percorso di uscita dalla condizione di sfruttamento.

Il video.

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