Rotta balcanica, il Friuli ad un passo dall’emergenza: mancano le strutture per i migranti. Le inchieste della Procura

Si intensifica la rotta balcanica in Friuli.

Altri migranti rintracciati alle porte di Udine. Sono una trentina, soltanto oggi, le persone intercettate tra Lovaria di Pradamano e Buttrio, secondo un flusso costante e che pare inarrestabile. Ieri ne erano state fermate ulteriori 38 in viale Palmanova, a Udine. La rotta balcanica pare aver ripreso vigore e interessare la regione, in particolare il Friuli, in modo massiccio.

Tra i territori più interessati c’è quello di Pradamano, dove sulla Sr56 i rintracci sono diventati sempre più frequenti. In questi giorni, sono circa 100 le persone intercettate in zona, diventata “centrale” nelle dinamiche di chi raggiunge l’Italia. Qui, le persone vengono lasciate in attesa di raggiungere Udine.

Intanto, spunta anche il problema delle strutture di accoglienza. Con l’ex caserma Cavarzerani di Udine dichiarata “zona rossa”, i migranti vengono ospitati per la quarantena in tende fuori dal seminario di Castellerio o nell’ex caserma Meloni di Coccau, a Tarvisio. Ma i continui arrivi aprono l’emergenza anche su questo fronte.

In Italia, intanto, sono state aperte delle inchieste per gli sbarchi sulle coste. In Friuli, invece, a che punto siamo? Ci sono indagini articolate? La Procura di Udine, come sempre quando vengono fermate persone entrate in Italia in modo irregolare, ha aperto un’inchiesta. “Lo facciamo per prassi ogni qual volta ci sono dei rintracci – fa notare il procuratore Antonio De Nicolo -. In questo modo cerchiamo di appurare le responsabilità a carico di terzi, nella fattispecie dei passeur che li hanno portati fin qui. Ma gli stessi fermati sono molto restii a fornirci informazioni”.