Covid, la psicologa del lavoro: “Senza più fiducia in futuro alto rischio suicidi”

La lettera di Tiziana Furlan condivisa anche dalle Cciaa del Fvg.

Dopo l’appello delle Camere di Commercio di tutta la regione che, raccogliendo le grida di dolore degli imprenditori del Fvg, portano all’attenzione il dramma psicologico che il mondo produttivo sta vivendo a causa della crisi, pubblichiamo la lettera di Tiziana Furlan, psicologa del lavoro e delle organizzazioni.

“Siamo imprenditori che lottano tutti i giorni per se stessi, per la propria famiglia, per i dipendenti. Per pagare i fornitori. Le nostre proposte? Bisogna trovare il modo per permettere alle aziende di sopravvivere, altrimenti qui chiudiamo tutti. I ristori che ci stanno assicurando sono cifre banali e ridicole” e ancora “Il Governo apre e chiude le nostre aziende come interruttori e si prende il diritto di vietare il lavoro delle nostre imprese, senza trovare una strada per tutelarle e di tutto questo siamo esausti e increduli” e ancora “Ci faranno di nuovo chiudere, ma io le bollette, l’affitto e la merce devo pagarla e devo anche mangiare. Ci mancheranno gli incassi e siamo molto preoccupati”.

Rabbia, frustrazione, sconforto, ma anche delusione, umiliazione, demoralizzazione, senso di abbandono, perdita di fiducia e ancora incertezza del domani, angoscia, impotenza. Sono solo alcune delle parole, delle emozioni e degli stati d’animo che ti arrivano dritti al cuore e che pesano come macigni leggendo sui giornali e su internet o guardando alla tv le interviste a imprenditori, ristoratori, commercianti, liberi professionisti e più in generale a tutti coloro che hanno un’attività propria, piccola o grande che sia, da soli o con altre persone alle proprie dipendenze, e che stanno pagando uno dei prezzi più alti di questa pandemia. Mi chiamo Tiziana Furlan e sono una psicologa del lavoro.

Con questi professionisti lavoro quotidianamente, ascolto le loro storie, condivido la loro sofferenza. Molti si sfogano, si arrabbiano, piangono ma almeno esprimono e danno libero sfogo alle loro emozioni. Ma molti altri, i più ad essere sincera, non hanno più voglia di parole, di promesse, di illusioni, chiedono solo fatti concreti, altri ancora da buoni imprenditori del nord-est, un po’ per cultura un po’ per orgoglio, si tengono tutto dentro ma li vedi logorati e preoccupati sia fisicamente che psicologicamente.

Si sente parlare ormai quotidianamente e da molti dell’impatto psicologico della chiusura delle scuole sugli studenti, questione senz’altro di estrema importanza. Ma forse questi “molti” trascurano il fatto che “moltissimi” dei genitori di questi ragazzi rientrano nelle categorie che ho sopra menzionato e che oltre a dover portare il fardello di “arrivare a fine mese” e di far “quadrare i conti”, hanno la responsabilità e il dovere di poter garantire ai propri figli il futuro e la serenità. E oltre al senso di colpa che scaturisce quando questo “devo o dovrei” si trasforma in “non posso più”, non dimentichiamo che tra questi c’è anche chi ha vissuto l’esperienza del Covid in prima persona perché direttamente colpito o indirettamente attraverso l’esperienza di un proprio caro, magari anche con conseguenze drammatiche.

Ciò su cui non ci si è forse soffermati abbastanza sono probabilmente le conseguenze psicologiche che questo periodo di pandemia, l’isolamento sociale e il peso dell’incertezza generale, possono portare al nostro già precario equilibrio mentale, soprattutto per chi non è bambino, adolescente, soggetto fragile, anziano, o non ha il “posto fisso” ma ha pari dignità e diritti di tutti gli altri. Il diritto a poter semplicemente lavorare o ad avere garanzie e aiuti maggiori, reali e soprattutto realistici.

Non bisogna dimenticare i medici, gli infermieri, i sanitari in generale (di cui faccio parte in quanto psicologa) che con il loro lavoro e impegno hanno cercato di contrastare la diffusione di questo virus, a volte rimettendoci la loro stessa vita. Ma non dobbiamo dimenticare nemmeno tutti coloro che hanno una propria attività e che con il loro lavoro hanno contribuito a rendere la nostra Italia uno dei paesi più belli al mondo e che sono il motore della nostra economia.

Nella nostra realtà lavorativa, sono migliaia le persone affette da depressione o disturbi d’ansia che si trovano adesso, in seguito alla pandemia, in una situazione di potenziale peggioramento del proprio stato (disturbi post traumatici da stress, dipendenza da alcol e altre sostanze e addirittura il suicidio, per citarne alcune). Manca la possibilità di prevedere e di progettare, due caratteristiche che alimentano la speranza negli esseri umani. Viviamo in una condizione di incertezza senza fine.

Qualcuno ha detto che questa epidemia avrà sulla nostra psiche gli stessi effetti di una guerra. Mi auguro solo che chi ha il potere e i mezzi non dimentichi coloro che con il sacrificio e il duro lavoro ha permesso e realizzato la ricostruzione del nostro paese più e più volte nel corso della storia di questa nostra Italia. È doveroso aver cura e prendersi cura anche di questa Italia, con l’ascolto e soprattutto il supporto concreto!