La grotta del Fontanone del Riu Neri in Carnia.
Una nuova traccia si apre nel sottosuolo della Carnia: il 29 giugno, una squadra di speleologi e speleosubacquei del Club Alpinistico Triestino (CAT) ha individuato un possibile passaggio asciutto all’interno della grotta del Fontanone del Riu Neri, nei pressi del Passo Rest. Se confermata, la scoperta potrebbe collegare il ramo principale della grotta con la caverna che conduce al sifone, finora accessibile solo tramite immersione.
L’esplorazione ha sfruttato un dispositivo insolito per il contesto speleologico: l’ARTVA (Apparecchio di Ricerca dei Travolti in Valanga), solitamente utilizzato in ambiente alpino per localizzare persone sepolte sotto la neve. Il subacqueo Duilio Cobol, membro della squadra, ha posizionato l’apparecchio in diversi punti strategici del ramo asciutto della grotta. In superficie, i colleghi speleologi hanno intercettato un segnale netto, suggerendo l’esistenza di un passaggio fisico tra le due sezioni del sistema sotterraneo.
“Il sistema ARTVA si è dimostrato efficace anche attraverso la roccia”, spiega Cobol. “Questo conferma che la tecnologia può supportare concretamente l’esplorazione di ambienti ancora poco conosciuti.” Il potenziale passaggio potrebbe aprire prospettive inedite: un collegamento asciutto permetterebbe di rendere accessibile un ramo sotterraneo di quasi due chilometri anche a chi non pratica speleosubacquea, ampliando così le possibilità di studio e valorizzazione del sito.
La grotta del Fontanone del Riu Neri è oggetto di ricerche e immersioni da oltre sessant’anni. Le esplorazioni iniziarono negli anni Sessanta con Giorgio Cobol e sono oggi portate avanti, anche grazie all’eredità familiare, dal Gruppo Serpengatti del CAT. L’intera attività viene condotta con particolare attenzione alla sicurezza e alla tutela di un ambiente che, in caso di piena, può trasformarsi in un torrente impetuoso.
Nei prossimi mesi, il gruppo proseguirà con verifiche strumentali e rilievi di dettaglio per valutare la possibilità di uno scavo controllato, che permetta di aprire un ingresso alternativo al sistema carsico. “Il nostro obiettivo – conclude Cobol – è rendere questo luogo straordinario più accessibile, senza comprometterne le caratteristiche naturali, e continuare a studiarlo con la cura e la passione che merita”.
