Cartelli trilingui rimossi a Cividale, l’Arlef: “Atto gravissimo contro la lingua friulana”

La denuncia dell’ARLeF contro la rimozione dei cartelli trilingui a Cividale.

La recente rimozione dei cartelli trilingui dalla stazione ferroviaria di Cividale del Friuli da parte di RFI (Rete Ferroviaria Italiana) ha suscitato una forte reazione da parte dell’ARLeF – Agjenzie Regjonâl pe Lenghe Furlane.

Il gesto, compiuto senza alcun preavviso né consultazione, viene denunciato come un atto grave e simbolicamente lesivo nei confronti di una lingua riconosciuta e protetta dalla Costituzione italiana. Il presidente dell’ARLeF, Eros Cisilino, parla di un “rifiuto culturale e istituzionale” e richiama l’attenzione su un problema più ampio: l’atteggiamento spesso negligente o ostile di alcuni enti statali verso le minoranze linguistiche, in contrasto con il principio costituzionale di tutela. L’episodio, che rappresenta un arretramento rispetto a quanto già conquistato in termini di visibilità linguistica, ha spinto l’ARLeF a coinvolgere direttamente il Presidente della Repubblica, chiedendo un intervento in difesa dei diritti sanciti dalla legge e dalla democrazia.

Le parole del presidente dell’Arlef, Eros Cisilino.

“La rimozione dei cartelli trilingui dalla stazione di Cividale del Friuli da parte di RFI è un fatto gravissimo, compiuto senza alcun preavviso né confronto con ARLeF, che da anni svolge una funzione di promozione della lingua friulana sul territorio. Togliere ciò che già esisteva è un gesto che va ben oltre la negligenza tecnica: è un atto di rifiuto culturale e istituzionale nei confronti di una lingua tutelata dalla Costituzione.” Così Eros Cisilino, presidente dell’ARLeF – Agjenzie Regjonâl pe Lenghe Furlane, commenta con fermezza quanto accaduto.

“Non si tratta di una nuova installazione: quei cartelli c’erano già. Sono stati rimossi unilateralmente, senza interpellare l’ARLeF, senza rispetto per il territorio e per le comunità che lo abitano. Un comportamento tanto più grave se si considera che RFI è ben consapevole delle lingue minoritarie presenti sul territorio. Rientrano, infatti, come altri enti operanti in Friuli, nella rete di monitoraggio dell’ARLeF per l’attuazione del Piano generale di politica linguistica per la lingua friulana, approvato dalla Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia. Sanno cos’è e dov’è l’ARLeF, e ogni anno ci rispondono alle attività di monitoraggio, da cui già risulta che in vari anni non sono riusciti ad apporre nemmeno un cartello bilingue. Ora siamo al salto di qualità in negativo”.

“Vorrei anche ricordare che ARLeF ha sottoscritto un protocollo di intesa con FUC (Ferrovie Udine Cividale), dimostrando come la collaborazione istituzionale sia possibile e virtuosa. Ma con RFI, purtroppo, assistiamo all’opposto, anche se non è una novità, soprattutto quando abbiamo a che fare con enti statali. Infatti, questo avviene non solo con RFI, ma anche con altri enti statali, come la RAI nazionale, al contrario della sede regionale, che invece collabora in modo costruttivo.”

“Lo ribadiamo con forza: l’articolo 6 della Costituzione Italiana garantisce la tutela delle minoranze linguistiche. Questo è un principio di rango superiore. E quando si ignorano questi principi, si viola il patto democratico alla base del nostro Stato.” Per questo motivo, ARLeF ha indirizzato una lettera formale al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, affinché si faccia garante dell’applicazione effettiva dei principi costituzionali in materia di tutela linguistica.

La lingua friulana – conclude Cisilino – non è un orpello decorativo né una concessione simbolica: è parte integrante dell’identità di questa terra ed è tutelata dalla nostra Costituzione. Chiediamo con forza che si ponga fine a questi comportamenti, che ledono non solo la dignità dei friulani, ma la credibilità delle istituzioni. Pretendiamo rispetto. E continueremo, con determinazione, a far valere i diritti linguistici della nostra comunità”.