Il murales nella sede dell’andos al Città Fiera.
Un grande murales, creato dagli studenti dell’Istituto Tecnico Marinoni di Udine, contro l’indifferenza nelle sue molteplici forme. È il risultato di un progetto biennale che l’Associazione ANDOS di Udine ha portato avanti in memoria del Tenente Colonnello Fabio Pasquariello, scomparso nel 2022 e amico dell’associazione.
L’opera è stata inaugurata venerdì 20 giugno presso la sede dell’associazione al Città Fiera di Udine, con una cerimonia che ha visto la partecipazione di Antonio Maria Bardelli per il Centro Commerciale Città Fiera, il Commissario Andrea Reale della Questura di Udine, la consigliera comunale di Udine Antonella Fiore e Adriano Pugnale per il Comune di Pagnacco. Tra gli ospiti anche il dottor Rodolfo Athes, presidente del 140° Nucleo Regionale FVG di volontariato e protezione civile, il professor Emanuele Bertoni, referente per le consulte studentesche e le politiche giovanili presso il Ministero dell’Istruzione e del Merito, nonché la dirigente scolastica dell’Istituto Marinoni, Alberta Pettoello e don Simone Baldo, parroco di Martignacco, che ha portato la sua benedizione.
Il murales, di 9 metri per 3, rappresenta attraverso immagini potenti e simboliche la cecità volontaria, la sofferenza ignorata, l’isolamento comunicativo e la dipendenza dalla tecnologia, accompagnata dall’invito a “Wake up – Svegliatevi”, un richiamo a rompere l’apatia e l’indifferenza che troppo spesso ci impediscono di agire.
Gli studenti vincitori e i finalisti.

Il progetto ha coinvolto circa 140 studenti di sette classi in un percorso che ha unito arte, educazione civica e partecipazione attiva, con l’obiettivo di trasformare il ricordo del Tenente Colonnello Pasquariello in un messaggio di speranza e responsabilità, rivolto soprattutto alle nuove generazioni. I vincitori del concorso di idee sono stati: Federico Lizzi, primo premio; Desiree Spinelli, seconda; Fabrizio Protto, terzo premio; e la menzione speciale a Filippo Miani. Sono stati inoltre finalisti Giulia Lodolo, Lara Morsan, Melissa Stopani, Teresa Pittino, Nikos Paschini, oltre ai già citati Lizzi, Spinelli, Protto e Miani. Il progetto è stato coordinato e seguito dai docenti referenti Giuliana Rossi, Daniele Bettuzzi, Gabriele Del Pin, Mariateresa Margagliotti, Mirella Pagin e Michele Quattrocchi.
“Oggi inauguriamo un’opera che resterà qui a parlare per molto tempo.
Questo murales è il simbolo di una generazione che non vuole voltarsi dall’altra parte. Che sa che il cambiamento passa anche da qui: dall’arte, dalla scuola, dalla voce dei giovani – ha commentato Fantin -. Desidero ringraziare tutte le autorità presenti ma soprattutto voglio fare un plauso ai ragazzi che hanno messo il cuore in questo lavoro. A loro dico: siete stati straordinari. Siete esempio di consapevolezza, di rispetto, di responsabilità. E siete, soprattutto, speranza.
Grazie anche a chi ha guidato, supportato, creduto in questo progetto. Senza di voi, nulla di tutto questo sarebbe stato possibile”.
Il murales.
Il murales è stato realizzato su una superficie curva e non perfettamente liscia, cosa che ha aggiunto una sfida tecnica e artistica ai ragazzi coinvolti. L’opera si sviluppa su tre livelli che raccontano il tema dell’indifferenza da diverse angolazioni. Sullo sfondo, immagini evocative rappresentano le quattro principali forme di indifferenza: quella ambientale, che ignora i danni al pianeta; quella culturale, che disprezza ciò che è diverso; quella sociale, che resta immobile di fronte alle ingiustizie; e quella personale, che non si interessa della sofferenza altrui.
Sovrapposte, una sequenza di figure umane simboleggia i vari modi in cui l’indifferenza si manifesta: la prima figura ha gli occhi bendati con la scritta “indifferenza”, a simboleggiare la cecità volontaria. La seconda ha gli occhi coperti di sangue, rappresentando il dolore e la sofferenza ignorati. La terza figura è isolata, con occhi coperti da una bandana, cuffie che impediscono di sentire e bocca chiusa, evocando la chiusura e l’incapacità di comunicare. Infine, la quarta persona è risucchiata dalla tecnologia, la sua identità assorbita da uno smartphone, metafora della dipendenza digitale e dell’alienazione. In primo piano, infine, la scritta “Non lasciamo che le differenze ci separino” invita a superare barriere e divisioni per costruire una comunità basata sul rispetto, la comprensione e l’inclusione.