Pronto soccorso di Pordenone più sicuro, arrivano le telecamere di sorveglianza

L'assessore Riccardo Riccardi, a destra, accanto al direttore generale dell'Asfo, Giuseppe Tonutti, illustra il piano di videosorveglianza del Pronto soccorso.

In funzione il sistema di videosorveglianza nel Pronto Soccorso di Pordenoen.

Pronto soccorso più sicuro nell’ospedale Santa Maria degli Angeli di Pordenone con l’entrata in funzione del sistema di videosorveglianza volto in particolare alla tutela degli operatori dell’emergenza.

“Gli impianti di videosorveglianza nei Pronto soccorso e in altri ambiti delle strutture sanitarie sono importanti e necessari strumenti per prevenire atti di violenza e favorire la sicurezza e la protezione dei pazienti e del personale sanitario che deve poter operare nella massima tranquillità possibile per garantire gli interventi in emergenza e la salute dei cittadini – ha spiegato l’assessore regionale alla Salute, politiche sociali e disabilità, Riccardo Riccardi – . Va arginato il clima di violenza ingiustificata e di aggressione continua che si sta diffondendo verso chi opera in sanità e verso chi è chiamato ad assumere scelte anche difficili e impopolari. Senza un recupero del senso di responsabilità si rischia una pericolosa deriva che fa danni al sistema e agli stessi cittadini”.

Le telecamere in funzione nell’area – che conservano il diritto alla privacy e alla riservatezza dei dati sensibili con la visione solo a posteriori e nel caso di indagini di polizia – monitorano gli ingressi al Pronto soccorso, le sale d’attesa, i corridoi di passaggio alle sale visita e i Punti Triage. Negli spazi dedicati ai Triage, inoltre, è operativo un sistema di allerta a pulsante – attivabile dall’operatore in caso di necessità – direttamente collegato con la Questura di Pordenone in modo da garantire un tempestivo intervento.

“Quando entriamo in un Pronto soccorso, in situazione di emergenza – ha proseguito Riccardi – dobbiamo affidarci al personale sanitario che ha la preparazione e la professionalità per prendersi cura di noi. La presa in carico si sviluppa in procedure che a volte possiamo non capire. A questo non si deve reagire con violenza ma chiedendo spiegazioni, informazioni, approfondimenti come è legittimo fare. Non si può pensare che tutti coloro che si impegnano nel sistema sanitario, dalla politica ai medici e infermieri in prima linea, non cerchino di fare le cose nel modo migliore con gli strumenti che hanno a disposizione. Se poi ci sono, legittimamente delle procedure o situazioni che non si capiscono, si deve chiedere spiegazioni e non ricorrere a violenza fisica e verbale per manifestare il proprio disagio“.

L’esponente dell’Esecutivo regionale ha anche aggiunto: “Gli strumenti di videosorveglianza sono necessari e molto utili per migliorare la sicurezza nel lavoro del personale, ma non bastano a rendere il momento che stiamo attraversando sufficientemente sereno e libero rispetto a una serie di scelte importanti che il sistema sanitario è chiamato e obbligato a fare se si vuole continuare a garantire i servizi ai cittadini. Per questo serve recuperare un equilibrato senso di responsabilità e di condivisione che consenta, a chi lavora nella sanità e per la sanità del futuro di operare e di decidere con la necessaria serenità, senza i timori di incorrere in episodi di violenza e di aggressione”.

L’installazione delle telecamere al Pronto soccorso di Pordenone – come ha spiegato il direttore generale di Asfo, Giuseppe Tonutti – rappresentano solo un primo tassello di un progetto più ampio che prevede la videosorveglianza anche negli altri Pronto soccorso dell’Azienda e nelle sedi di Guardia medica e di altri servizi nei distretti del territorio. Annunciato anche un piano, che è allo studio, di un sistema di telecamere mobili per gli operatori che prestano servizio a domicilio.