Tricesimo, c’è la macchina da presa dentro ai sogni di Aurora

Se è vero che la salvezza umana giace nelle mani dei creativi insoddisfatti, come disse Martin Luther King, allora la giovanissima Aurora Ovan ci fa ben sperare. Con la passione per la parola, per lei “raccontare una storia, inviare un messaggio sia scritto che attraverso le immagini è arte”.

Un’artista dunque, una ragazza creativa e al contempo concreta. Sì, perché all’età di 16 anni aveva già scritto il suo primo romanzo dal titolo Il mio destino – Clieh il potere della terra, uscito per la Seneca edizioni di Torino. Classe 1996, di Tricesimo, da qualche anno ha iniziato a muovere i primi passi anche nel mondo del filmmaking. Durante gli studi al liceo scientifico Malignani, si appassiona di fotografia e finiti gli studi superiori, inizia a lavorare come regia per video musicali.

Produce alcuni video musicali di Argyle Singh, Kate e Nick Eyes nel 2015, di Overtures, Nero Deep e Doro Gjat nel 2016, e di Rebi Rivale nel 2017. Nel frattempo si iscrive ad un corso intensivo di Filmmaking presso la New York film Academy con sede sia negli Stati Uniti che a Firenze. Nel maggio scorso ha portato a termine gli studi a New York, diplomandosi con un corto sperimentale intitolato “Resilience”. Si tratta di una produzione estremamente
autobiografica, un flusso di coscienza incentrato sul sentimento della resilienza, provato durante il suo soggiorno studio.

“Nel video la protagonista deve spostarsi, e per farlo deve lasciare andare le valigie, deve lasciare il passato alle spalle e abbracciare il cambiamento perché solo con leggerezza si può riuscire a fare il proprio percorso”. Un po’ quello che è successo ad Aurora con la sua prima esperienza oltre oceano, senza amici e genitori, esperienza che è stata tutt’altro che semplice. Sicuramente, però, è stato un anno di crescita alla fine del quale anche lei ha lasciato le valigie (letteralmente, dato che al ritorno le ha perse veramente).

Si è scontrata con la realtà di questo ambito, spesso ancora legato all’universo maschile, e ha voluto creare un suo nome d’arte: Breaking Schemes. Tutte le sue produzioni figurano con questo nome, che è sia un motto che una corazza. Perché per Aurora, ci spiega, “l’obiettivo è rompere gli schemi con qualcosa che non segua la moda e soprattutto è un modo di presentarsi come filmmaker, non come giovane donna. È una corazza per allontanare i pregiudizi, perché il lavoro finale venga visto e valutato per quello che è il suo valore reale, indipendentemente che sia stato prodotto da un uomo o da una donna, indipendentemente dall’età”.

In futuro Aurora vuole continuare a produrre video musicali e in questo campo spera di avvicinare sempre più il cinema alla musica e realizzare prodotti musicali cinematografici. Il suo sogno è di farlo in Friuli, dove ancora non c’è conoscenza di questo mondo ma in cui vede ottime possibilità, soprattutto legate alle meravigliose location in cui poter girare. Il suo sogno a lungo termine, invece, è quello di produrre un lungometraggio (per cui sta già scrivendo la preproduzione) prima dei 25 anni. E quello che consiglia a tutti i giovani è di seguire i propri sogni, di qualsiasi dimensione, qualsiasi cosa accada.

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