Un anno fa la morte di Shimpei Tominaga, l’omicidio che sconvolse Udine

Il 25 giugno 2024 Shimpei Tominaga fu dichiarato morto.

È passato un anno da quel 25 giugno 2024, quando Udine si svegliò con una notizia che lasciò sgomenta l’intera comunità: la morte di Shimpei Tominaga, l’imprenditore giapponese di 56 anni, aggredito mentre cercava di placare una lite in pieno centro città.

L’aggressione.

Era la notte tra il 21 e il 22 giugno quando Tominaga, presente in un locale di via Pelliccerie, intervenne per calmare una discussione tra alcuni giovani. Un gesto istintivo, mosso da senso civico. Ma quell’intervento gli fu fatale. Colpito con un pugno, cadde all’indietro, battendo violentemente la testa. Trasportato d’urgenza all’ospedale Santa Maria della Misericordia, fu tenuto in coma farmacologico per tre giorni. Il 25 giugno, il suo cuore smise di battere.

La città reagì con cordoglio e incredulità. Il Comune proclamò il lutto cittadino, mentre in via Pelliccerie comparvero mazzi di fiori, messaggi e candele. In tanti ricordarono non solo l’uomo colpito a morte, ma anche la sua umanità: Tominaga era un professionista stimato, inserito da anni nel tessuto economico locale, e apprezzato da chi lo conosceva per la sua gentilezza e il suo rispetto per il prossimo.

Il processo e le condanne.

Sul fronte giudiziario, la sentenza è arrivata il 10 giugno 2025. Il principale imputato, Samuele Battistella, è stato condannato a 12 anni di reclusione per omicidio preterintenzionale. I due complici presenti nella rissa, Daniele Wedam e Abd Allah Djouamaa, hanno ricevuto ciascuno una pena di due anni per lesioni aggravate: il tribunale ha escluso per loro l’accusa di concorso nell’omicidio. In totale le condanne ammontano a 16 anni, meno della metà dei 34 anni richiesti dal pubblico ministero.

A un anno di distanza, Udine ricorda Tominaga come un simbolo silenzioso di coraggio civile. “È morto per aver fatto la cosa giusta”, scrisse qualcuno allora, e quelle parole restano oggi come eco di un sacrificio che la città non dimentica. Non un eroe per scelta, ma per coscienza. E il suo gesto continua a interrogare e commuovere.