Ballottaggio e alleanze, la vera paura di Fontanini e De Toni è un’altra

L’ombra dell’astensionismo sul ballottaggio a Udine.

Saranno giorni frenetici di confronti, colloqui, richieste e mediazioni tra le coalizioni, in vista del ballottaggio del 16 e 17 aprile a Udine. Trattative per arrivare ad apparentamenti o accordi con le compagini ormai fuori dalla corsa, che consentano a Pietro Fontanini e ad Alberto Felice De Toni di presentarsi più forti al secondo turno.

Come già detto, le convergenze più naturali sono chiare: il sindaco uscente dovrebbe guardare a Stefano Salmè, con cui però c’è già un precedente non riuscito al meglio. Allo stato attuale, comunque, il candidato sindaco di Liberi Elettori si è detto disposto a confrontarsi con entrambi gli schieramenti. D’altro canto, Fontanini non ha chiuso la porta a un confronto con Ivano Marchiol e lo ha già contattato. Improbabile, però, che trovi riscontro.

Dall’altra parte del campo, De Toni ha annunciato subito che sono molti i temi che lo avvicinano allo stesso Marchiol e quindi che sarà a lui che si rivolgerà per trovare un’intesa. Per ora, la risposta che ha ricevuto è di apertura, ma sul piatto manca ancora la contropartita che, in queste occasioni, fa la differenza tra un sì e un no.

In ogni caso non si tratta solo di convergenze politiche, ma anche della sovrapposizione di una parte dell’elettorato, per cui è ovvio che, al di là di accordi ufficiali o meno, una certa quota dei voti che hanno preso Marchiol e Salmè al primo turno verrà distribuita naturalmente tra De Toni e Fontanini al secondo.

La questione, però, è che al ballottaggio si gioca una partita ex novo e a fare la differenza sarà anche la partecipazione, vero e proprio spauracchio della competizione politica. Il secondo turno, infatti, statisticamente registra affluenze più basse. Basta dare un occhio ai dati: nel 2018, al primo turno votò il 57% degli elettori mentre al secondo solo il 47%. Quest’anno, si parte da una percentuale ancora inferiore: 54% al primo turno.

Questione non da poco, quella dell’astensionismo: solitamente si dice che i votanti di centrodestra siano meno affezionati e che quindi disertino maggiormente le urne al ballottaggio e questo sarebbe un problema per Fontanini. Nel 2018, però, non andò così e il sindaco uscente guadagnò più di 200 voti rispetto al primo turno, quelli che bastarono per vincere sull’allora candidato di centrosinistra, Enzo Martines. D’altro canto, quest’anno gli elettori di centrosinistra potrebbero essere più motivati a partecipare anche al secondo turno, per il desiderio di cambiare dopo 5 anni di centrodestra.

Una delle partite più importanti, quindi si gioca in questo campo: non a caso, la parola d’ordine tra i candidati in corsa è “convincere i cittadini ad andare a votare al ballottaggio”. Chi sarà più bravo su questo fronte, metterà una bella ipoteca sulla vittoria.