Dalle piante all’abbigliamento necessario, attenti ai pericoli quando si va in montagna – COSA SAPERE

Cosa sapere prima di un’escursione in montagna in Friuli.

La Panace di Mantegazza ha destato l’allarme in Alto Friuli, ma è solo una delle tante e nuove insidie alle quali l’uomo deve prestare attenzione quando si trova in montagna. Dopo il periodo di pandemia, infatti, sono molti coloro che hanno deciso di dedicarsi all’escursionismo, alle gite più o meno improvvisate, che però spesso possono rivelarsi momenti di alto rischio per la propria vita. Particolare attenzione a questi pericoli da parte del Club Alpino Italiano con cui ne abbiamo parlato.

Le escursioni in montagna.

“Il primo elemento da tenere in considerazione quando si vuole andare in montagna è il comportamento di responsabilità nei confronti della natura” spiega Loris Tulisso, coordinatore sentieristica CAI. Si deve partire con abbigliamento adeguato: scarpe adatte e vestiti “a cipolla”, perché si può partire con 30° per poi arrivare in cima con 5°. Molta attenzione, sottolinea Tulisso, per il tipo di percorso intraprendere e da scegliere in base alla propria preparazione e stato fisico.

Topi e zecche trasmettono malattie.

Nell’ultimo periodo è dilagato un nuovo allarme, quello per i topi da collare giallo. Sono delle specie che vivono per lo più nella vicina Slovenia, ma è bene stare attenti anche nella nostra regione. Le loro deiezioni contengono dei batteri che se entrano nel sistema respiratorio dell’uomo possono causare problemi ai reni e persino la morte. “Per questo motivo è importante non raccogliere i frutti del bosco, come fragole e mirtilli“, sottolinea Tulisso.

Continuando, tra gli animali più pericolosi per l’uomo ci sono le zecche. Se da un lato è importante prevenirle, dall’altro bisogna stare attenti quando si cammina nei sentieri. Il consiglio è quello di mettere i pantaloni all’interno delle calze, e nel caso sfortunato, di ricorrere all’uso dei repellenti. Il pericolo delle zecche è la trasmissione della malattia dell’encefalite all’uomo: queste prima pungono un animale con l’encefalite, poi possono passare i batteri del virus alle persone. Un’altra malattia trasmissibile dalle zecche è il morbo di Lyme, che si può trattare con specifici antibiotici. “Quando bisogna estrarre una zecca, è necessario sfilarla direttamente non ruotarla, perché altrimenti la testa si stacca – raccomanda Tulisso – usando delle pinzette ricurve e rotonde, solo così si può estrarre la zecca intera”.

Camosci, vipere e processionarie.

Sottovalutato dai più il problema che in realtà porta la presenza degli stambecchi e dei camosci. “Se sono vicini è meglio non avvicinarli, ma se sono lontani è meglio prestare massima attenzione perché muovendosi possono far cadere dei sassi che scendendo sono più veloci – illustra Tulisso – per proteggersi è sempre bene portare un caschetto”.

Molti escursionisti hanno paura delle vipere, ma non c’è bisogno di averne. Tulisso spiega, infatti, che questi animali in realtà sono innocui e timidi, per questo motivo appena sentono i passi dell’uomo scappano. Per prevenire il morso delle vipere sono adatte le scarpe alte o basse con calzettoni grossi. Il loro veleno però non è così pericoloso, in quanto c’è tutto il tempo per raggiungere l’ospedale e proseguire con i dovuti controlli.

“Altri animali pericolosi sono le processionarie del pino, che si trovano di più nella zona del Carso”, avverte Luca Del Nevo, responsabile TAM CAI. La presenza di questi insetti è visibile per i bozzoli bianchi che si vedono sugli alberi. I danni per l’uomo della processionaria è il suo pelo urticante: nei casi più gravi può portare allo shock anafilattico.

Le piante da conoscere.

Oltre alla fauna, che se lasciata tranquilla e gestita con attenzione non comporta particolari rischi, l’uomo deve prestare attenzione anche alle piante. Ecco perché è importante documentarsi ed essere preparati quando si decide di fare una gita in montagna. Uno dei principali problemi è la facilità con la quale un occhio poco esperto può scambiare delle piante innocue con quelle fatali per l’uomo. Ne è un esempio è la somiglianza tra la genziana maggiore con il veratro: in modo particolare in primavera. Se la prima possiede anche delle proprietà farmaceutiche, la seconda è un veleno mortale.

Del Nevo spiega anche il problema legato al tasso, anche se poco diffuso in zona. Le sue foglie e le sue bacche sono tossiche per l’uomo e possono portarlo in fin di vita. “Alle persone piace prendere piante e frutti quando sono a camminare, ma è bene farlo con coscienza, cioè sapendo cosa si sta portando a casa – conclude Del Nevo – ecco perché bisogna controllare il regolamento regionale, nel quale sono contenute le disposizioni anche per la raccolta della flora nel rispetto del territorio in cui ci si trova“.