Contratti di lavoro e matrimoni falsi per ottenere il premesso di soggiorno: 72 deferiti

L’indagine era iniziata nel 2015.

La squadra mobile di Udine ha concluso un’indagine, che ha preso avvio all’inizio del 2015, attinente un gruppo di soggetti dediti alla sottoscrizione e utilizzazione di contrattualizzazioni di lavoro fittizie finalizzate al rinnovo del soggiorno ed al rilascio di titolo alla permanenza sul territorio nazionale anche quali coniugi di cittadine comunitarie.

L’investigazione in questione ha portato alla denuncia nei confronti di 72 soggetti; la procura di Udine è competente per le posizioni di 9 soggetti, mentre tutte le altre sono state stralciate ed inviate per competenza a diverse Procure del Nord Italia fra le quali Pordenone, Venezia, Treviso, Belluno, Padova ed altre. L’indagine in questione si è divisa in quattro filoni d’indagine.

Il primo ha riguardato un imprenditore locale, il quale avrebbe assunto 20 stranieri, che hanno esibito una contrattualizzazione sottoscritta con la ditta riconducibile allo stesso, al fine di rinnovare il soggiorno o presentare istanza nell’ambito della sanatoria del 2012. L’attività d’indagine ha cristallizzato il fatto che i contratti non si siano mai concretizzati in quanto di fatto sottoscritti fittiziamente. Per ogni contrattualizzazione sottoscritta, l’uomo avrebbe percepito circa 200 euro.

Una seconda tranche d’indagine ha riguardato 15 assunzioni in qualità di colf o badante, compiute da sei soggetti di nazionalità italiana, che gli approfondimenti investigativi posti in essere hanno permesso di accertare essere artificiosi, mancando completamente qualsiasi riscontro di natura reddituale, contributiva, alloggiativa e lavorativa. In un caso, uno dei datori di lavoro, il giorno in cui avrebbe assunto una cittadina nigeriana, veniva carcerato in esecuzione di un provvedimento dell’autorità giudiziaria.

Il terzo profilo investigativo ha riguardato 8 matrimoni fittizi, avvenuti fra cittadini nigeriani presenti irregolarmente sul territorio e donne originarie di paesi dell’est Europa. Nei casi di specie, i soggetti nigeriani presentavano istanza di rilascio di  titolo a soggiornare in quanto coniuge di cittadine comunitarie. Uno di questi eventi è avvenuto a Udine. L’indagine ha dato modo di verificare la mancanza dei requisiti indispensabili:  le donne non avevano alcun contatto con gli stranieri; sono risultati fittizi i contratti di lavoro che hanno esibito per documentare una redditualità utile al riconoscimento del titolo richiesto dagli uomini, nonché veniva appurato che le dichiarazioni di domiciliazione delle parti non erano genuine.

L’ultima parte dell’indagine, la più consistente come numero di soggetti coinvolti, ha riguardato le assunzioni compiute da due società, ubicate rispettivamente, la prima a Treviso e l’altra nella provincia di Venezia. Di fatto, le evidenze hanno dato modo di appurare la mancanza totale di requisiti per la sottoscrizione dei contratti in questione. Il titolare delle due imprese, allo stato non più operative, era un 50enne cittadino nigeriano il quale svolgeva la sua “attività”, muovendosi fra le varie città del Friuli Venezia Giulia e del Veneto, al fine raccogliere la disponibilità, attraverso la promessa di una irrisoria dazione di denaro, di alcuni soggetti in gravi difficoltà economiche o comunque non abbienti, a sottoscrivere contratti di assunzione o a sposarsi a favore di extracomunitari che necessitavano della documentazione per il rinnovo dai quali si faceva consegnare somme variabili fra i 3mila ed i 5mila euro.

 

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