Dagli ospedali ai bar alle parocchie, in migliaia in Friuli nella frode degli estintori

La frode agli impianti antincendio.

I finanzieri della Compagnia di Gorizia, all’esito di una complessa indagine eseguita sotto il coordinamento della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Udine, hanno scoperto che un’azienda friulana, attiva nelle forniture di impianti antincendio, ha frodato per anni la numerosa clientela, composta da oltre 5.200 soggetti tra operatori pubblici e privati dislocati su tutto il territorio regionale, attestando falsamente di aver provveduto a cambiare l’agente estinguente durante le manutenzioni triennali degli estintori a polvere.

I tre consiglieri di amministrazione della società, che ha sede in provincia di Udine, con 60 dipendenti ed un fatturato di 4 milioni di euro, sono stati denunciati, unitamente ad un consulente e ad un responsabile tecnico, per frode nelle pubbliche forniture, truffa aggravata e omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro.

La stessa società è stata segnalata all’Autorità Giudiziaria per illecito amministrativo dipendente da reato per aver beneficiato del delitto di truffa continuata e aggravata ai danni di enti pubblici commesso nel suo interesse ed a suo vantaggio dagli indagati.

Tra i clienti privati truffati si segnalano imprese di ogni genere e, in particolare, concessionari autostradali, acciaierie, condomini, parrocchie, autofficine, aziende agricole e vitivinicole, bar, ristoranti, supermercati, centri commerciali, hotel, banche, agenzie di assicurazione, professionisti, imprese di trasporto, logistica e imballaggio, studi medici, case di riposo, asili nido, palestre, associazioni sportive, aziende di prodotti alimentari, abbigliamento, arredamento, chimica e materie plastiche, edilizia, meccanica, elettronica, elettrotecnica, informatica, telecomunicazioni, estetica, forniture per uffici.

Per quanto concerne invece la clientela pubblica si annoverano ospedali, aziende sanitarie, scuole materne, istituti scolastici, caserme, case circondariali, università, tribunali, comuni, prefetture, questure ed altri enti tra cui la Regione Friuli-Venezia Giulia. Le attività investigative, scaturite dalla denuncia di un dipendente preoccupato per i possibili malfunzionamenti degli apparati antincendio in caso di utilizzo, sono state condotte mediante intercettazioni telefoniche e ambientali, perquisizioni locali e domiciliari, indagini contabili e bancarie, nonché ricorrendo all’acquisizione di numerose testimonianze rese dai dipendenti e dai manutentori dell’azienda.

In particolare, sono state le telecamere nascoste, installate dai finanzieri in più punti dell’officina dell’azienda dove avrebbero dovuto svolgersi le dichiarate operazioni di sostituzione della polvere estinguente, a dare prova inequivocabile delle modalità truffaldine con cui veniva attestata la revisione triennale degli estintori, che prevede l’obbligo di cambiare l’estinguente in base ad un decreto ministeriale del 2005 e alla normativa UNI 9994-1 emanata dell’Ente Nazionale di Unificazione sin dal 1992.
Le videoriprese, durate quattro mesi, hanno documentato che gli operai si adeguavano alla direttiva aziendale di non procedere al cambio della polvere estinguente e che i macchinari deputati all’aspirazione e all’inserimento dell’agente estinguente negli estintori erano quasi sempre spenti o utilizzati solo in sporadiche occasioni.

Una significativa dimostrazione della conoscenza delle procedure che la società avrebbe dovuto seguire per la revisione triennale degli estintori si è avuta allorché funzionari di un concessionario autostradale hanno svolto un’attività di audit presso il capannone dell’azienda udinese. In tale circostanza gli operai presenti in officina e uno degli amministratori hanno mostrato agli ispettori le corrette procedure da seguire per le operazioni di manutenzione, incluso il cambio dell’agente estinguente. Non appena gli ispettori si sono allontanati, i macchinari per immettere e aspirare la polvere estinguente sono stati spenti e gli operai hanno ripreso le “ordinarie” operazioni di revisione.

La frode nelle forniture è stata anche provata sul piano contabile confrontando, per ogni anno, gli acquisti di polvere estinguente, le rimanenze ed il numero di estintori “revisionati” moltiplicato per le capacità degli apparati restituiti ai clienti dopo le false operazioni di manutenzione: in merito è emerso che l’azienda udinese, a fronte di un fabbisogno annuale medio di circa 80.000 chili estinguente, provvedeva all’acquisto di soli 4.000 chili, impiegati per rifornire i soli estintori esausti, cioè utilizzati totalmente o in parte.

Il vantaggio economico che l’azienda ha realizzato dal 2005 al 2018 è stato stimato in circa 5 milioni di euro, considerando la polvere estinguente fatturata ma non sostituita, il fittizio smaltimento della stessa addebitato ai clienti, i risparmi sulla manodopera, sui consumi, sui macchinari e sui tempi di revisione. Numerosi dipendenti e manutentori hanno ammesso di conoscere la fraudolenta prassi aziendale, imposta dagli amministratori, in uso in azienda da decenni e prima della loro assunzione, ma di non aver mai denunciato nulla per timore di perdere il posto di lavoro.

Va rilevato che la società non solo ha beneficiato dei “vantaggi” derivanti dalla frode, riuscendo a presentarsi sul mercato con prezzi più convenienti rispetto agli operatori onesti, ma ha anche messo a rischio la sicurezza dei luoghi di lavoro esponendo a concreti rischi coloro che avevano gli estintori in uso, convinti di disporre di strumenti antincendio in perfetta efficienza.

Infatti, come riferito dal Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, la mancata sostituzione dell’agente estinguente nel corso delle revisioni periodiche comporta un aumento del rischio di inefficacia dell’estintore in caso di necessità d’uso, atteso che la polvere, se non sostituita, può “impaccarsi” con conseguente difficoltà di fuoriuscita in caso di erogazione.
Per tale ragione, la società, dopo la notizia delle indagini ed al fine di prevenire possibili malfunzionamenti agli apparati antincendio, ha provveduto a richiamare e revisionare correttamente, sotto il controllo della Guardia di Finanza di Gorizia, quasi 24.000 estintori, operazioni che hanno avuto luogo da luglio 2018 a giugno 2019 ed all’esito delle quali l’impresa friulana ha patteggiato la pena per gli illeciti amministrativi commessi.

La Procura della Repubblica del Tribunale di Udine, nei giorni scorsi, ha notificato agli indagati l’avviso di conclusione delle indagini preliminari, preludio alla successiva richiesta di rinvio a giudizio. L’attività di servizio della Guardia di Finanza isontina ha permesso di portare a galla una rilevante frode di cui da anni erano vittime migliaia di operatori pubblici e privati attivi nel territorio regionale, contribuendo a ripristinare condizioni di legalità in un settore delicato come quello della sicurezza sui luoghi di lavoro.