È stato fermato questa mattina dai Carabinieri del ROS, con il supporto operativo del Comando Provinciale di Trieste e delle Squadre Operative del 13° Reggimento Friuli Venezia Giulia, un cittadino pakistano di 25 anni, gravemente indiziato di appartenere a un’organizzazione terroristica di matrice jihadista.
L’operazione, denominata “Medina”, è stata coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo di Trieste, nell’ambito di un’indagine sul terrorismo internazionale a sfondo religioso. Il fermo è stato eseguito in seguito a un decreto emesso dalla DDAA triestina, in base a diverse ipotesi di reato: associazione con finalità di terrorismo (art. 270 bis c.p.), addestramento ad attività terroristiche (art. 270 quinquies c.p.) e istigazione a delinquere con finalità terroristiche tramite strumenti informatici (art. 414 c.p., commi 3 e 4).
Le indagini.
Secondo quanto emerso dalle indagini, l’uomo era entrato illegalmente in Italia nel 2023, sfruttando la cosiddetta “Rotta Balcanica”, fornendo false generalità e dichiarandosi minorenne per ottenere la protezione internazionale. Da quel momento, era stato ospitato in una struttura per migranti nel capoluogo giuliano.
Già dalle prime fasi dell’indagine, condotta attraverso il consueto monitoraggio online da parte dei Carabinieri del ROS, il sospettato aveva mostrato segnali di radicalizzazione. Le autorità lo descrivono come ideologicamente vicino alle posizioni del jihadismo globale. Attraverso numerosi profili social, avrebbe diffuso contenuti propagandistici, promuovendo apertamente i messaggi dello Stato Islamico e condividendo materiale multimediale inneggiante alla violenza e al martirio.
Le attività investigative hanno fatto emergere anche un preoccupante interesse del giovane per contenuti riguardanti la fabbricazione di ordigni esplosivi artigianali e la ricerca di armi da fuoco, soprattutto tramite internet. A confermare ulteriormente il profilo pericoloso del soggetto, tipico del cosiddetto “lupo solitario”, sono stati il suo isolamento sociale e il mancato inserimento nel contesto locale: a due anni dall’ingresso in Italia, non aveva mai mostrato interesse per l’apprendimento della lingua né per l’integrazione nella comunità ospitante.
Al contrario, era particolarmente attivo online, dove interagiva con una rete di contatti prevalentemente esteri, accomunati da una visione estremista e violenta, fortemente anti-occidentale. Il fermo rappresenta un’importante azione di contrasto al radicalismo jihadista sul territorio italiano. Le indagini proseguono ora per verificare eventuali collegamenti con altri soggetti o reti internazionali e per accertare se il sospettato stesse pianificando azioni violente sul territorio nazionale o all’estero.