Il voto al Senato per i 18enni fa discutere e i primi perplessi sono proprio i giovani di Gorizia e Udine

Il voto al Senato per i 18enni.

È di pochi giorni fa l’approvazione della riforma costituzionale che permetterà ai neomaggiorenni di eleggere i senatori. Ampliando di fatto l’elettorato a quasi 24 milioni di giovani, tra i 18 e i 24 anni, si è voluto dare alle due Camere la stessa base elettorale e con le stesse maggioranze politiche. Sono mancati, però, i due terzi dei voti favorevoli e quindi la riforma sarà promulgata fra tre mesi per un’ eventuale richiesta di referendum confermativo. L’entrata in vigore della riforma è comunque prevista per le prossime elezioni politiche.

Il punto dei vista dei giovani

Ma cosa ne pensano i giovani della novità? Il disinteresse per la politica è stato di sicuro l’elemento costante delle risposte, così come la preoccupazione dell’uso dei social da parte di personaggi pubblici per finalità politiche. Un altro elemento emerso è la poca preparazione ricevuta a scuola. Da quest’anno l’educazione civica è stata inserita nel programma scolastico, ma affrontandola solo a livello teorico, i ragazzi presentano lo stesso difficoltà a capire e comprendere le dinamiche interne.

Secondo Matteo Cevenin, goriziano da poco maggiorenne, per questa riforma così importante era necessaria più esperienza e conoscenza: “Da un punto di vista personale, questa riforma è una responsabilità in più stiamo parlando del futuro del Paese”. Anche Matteo è tra coloro che sostengono la necessità di rivedere il tipo di insegnamento dell’educazione civica. Durante l’anno, infatti, hanno affrontato il diritto all’istruzione e alla libertà, ma non è stato declinato nella vita reale, fermandosi solo alla teoria. “Rispetto al mondo scolastico, i media hanno più potere perché si trascorrono molte più ore esposti allo schermo – afferma Matteo – le affermazioni degli influencer, streamer, youtubber, tik toker o dei politici stessi sui social possono essere estrapolate dal contesto e mal interpretate. Per questo motivo, parlo per me, non sono d’accordo su questa riforma.

Bisogno di informazioni.

Gaia Vecchiet, 23 anni di Gorizia, sostiene che il problema principale è che la politica viene fatta passare come qualcosa di lontano dai giovani, che non appartiene a loro. “La disinformazione dei ragazzi e delle ragazze deriva proprio da come vengono affrontate queste tematiche a scuola, il principale luogo in cui dovrebbero essere formati e preparati” sostiene Gaia. Per lei questa situazione non è recente, da tempo ormai gli adolescenti non vengono introdotti alla politica e all’educazione civica. “Non c’è un reale interesse per far capire come funzionano le varie istituzioni, quale peso abbiano nella società e di conseguenza riforme come questa passano inosservate a noi giovani” conclude Gaia.

Della riforma ne aveva già sentito parlare anche Gabriele Brumat, neomaggioranne goriziano, ma non pensava che fosse così immediata la decisione in Senato. Gabriele crede, come Matteo, che esprimere preferenze sui senatori è una grande responsabilità. Il problema, per Gabriele, è che “la politica viene considerata secondaria nella vita di noi giovani rispetto ad esempio allo studio o al lavoro: non è tra gli obiettivi principali, anche se dovrebbe esserlo per tutti” . Il ragazzo sostiene che la politica è quasi un tabù e questo si nota perché i suoi stessi coetanei hanno paura di esporsi, preferiscono non esprimere il proprio pensiero per paura, forse, del confronto.

Di opinione simile, ma per certi aspetti diversa quella di Francesca Pitis, 19 anni di Udine. Francesca afferma che la riforma ha dei pro e dei contro, però di sicuro “a diciotto anni non si ha un quadro preciso e puntuale dello scenario politico, purtroppo”. È sempre la scuola la chiave di questa problematica. Per la ragazza udinese, infatti, manca l’insegnamento sia della politica a livello nazionale e sia internazionale: “In modo particolare considerando che rispetto ad una volta i ragazzi sono più interessati all’attualità, basti pensare che sono numerosi i giovani coinvolti in diverse organizzazioni umanitarie e attivi in diverse realtà”, spiega Francesca.

I meno convinti.

La novità costituzionale non convince Emma Bellon, anche lei diciannovenne di Udine: “Non sono persuasa dall’idea del voto dei neomaggiorenni al Senato, perché è complesso da capire. Se già il Parlamento ha una struttura complicata, il Senato lo è ancora di più”. Emma spiega che ai ragazzi non vengono dati gli strumenti per un fare un’analisi consapevole della situazione politica. A maggior ragione per i giovanissimi, i social media sono quasi il telegiornale moderno: è da lì che apprendono le notizie, ma è anche lì dove circolano più fake news. “Bisogna stare molto attenti – continua Emma – i ragazzi rischiano di avere responsabilità per le quali non sono preparati per affrontarle. Per questo sarebbe auspicabile rendere l’insegnamento di educazione civica materia d’obbligo, così che i giovani capiscano la realtà nella quale vivono“.

Dello stesso parere l’udinese Margherita Scialino, 19 anni, che commenta: “La riforma ha una buona idea di base, ma deve essere accompagnata dallo sfondo giusto: i neomaggiorenni devono essere consapevoli di quello che fanno, altrimenti si rivela un’arma pericolosa“. Come per Francesca, anche Margherita sostiene che i giovani si sentono e sono attivi per diverse cause a sfondo civile, ambientale, ma per la realtà politica non sono pronti. La maggior parte dei ragazzi è informata sullo scenario in questione per cultura personale, ma dovrebbe essere la scuola a fornire educazione e informazione in merito. “Quello che devono capire gli adulti è che noi giovani vogliamo capire, conoscere, l’attualità e i suoi meccanismi, e non è concedendo il voto che allora per noi diventa tutto chiaro” conclude Margherita.