Le parole della chef Antonia Klugmann dopo l’alluvione che ha colpito anche il suo ristorante.
“Dopo una notte così, quando sento parlare di miliardi spesi per il Ponte di Messina e nulla per un’emergenza collettiva, penso che quella proposta sia dura da sostenere”: è la voce stanca ma lucida della chef stellata Antonia Klugmann, ex giudice di MasterChef, che all’ANSA racconta l’incubo vissuto a L’Argine a Vencò, il suo ristorante di Dolegna del Collio travolto dal fango durante l’ondata di maltempo che ha devastato il Friuli Venezia Giulia.
Secondo quanto riferito dall’ANSA, l’emergenza è iniziata quando i clienti erano ancora seduti a tavola: “La sala era piena. Abbiamo evacuato lo staff e tutti i clienti e abbiamo messo immediatamente i sacchi a protezione della cucina”. Un tentativo inutile: “Dopo pochi minuti la sala si è riempita di fango e la cucina è stata sommersa“.
La chef, che da stamattina è impegnata nella conta dei danni, ha raccontato sui social che il ristorante è rimasto sott’acqua per tutta la notte: “La campagna è un lago, frighi e celle spente. Le stanze, appena sistemate, sono di nuovo completamente rovinate”. Una ferita dolorosa: le camere al piano terra erano state riaperte solo una settimana fa, dopo un anno e mezzo di lavori seguiti alla precedente esondazione.
Accanto allo sconforto, la riflessione.
“Normalmente – dice Klugmann all’ANSA – non affronto temi che esulano dalla mia competenza, non è nel mio stile, ma dopo una notte così, quando sento parlare di miliardi spesi per il ponte di Messina e nulla per un’emergenza collettiva, che riguarda ogni regione d’Italia, penso che quella proposta sia dura da sostenere. Bisogna decidere che cosa è più importante: secondo me è la sicurezza dei cittadini e di tutto ciò che ci circonda””.
La chef e la sorella Vittoria hanno espresso anche la loro vicinanza alle famiglie coinvolte dalla frana di Brazzano di Cormons, dove è morto un uomo mentre aiutava una donna in difficoltà, e a chi è stato evacuato a Versa di Romans d’Isonzo: “Noi abbiamo avuto danni materiali gravi, ma quelle famiglie stanno vivendo un incubo e una tragedia personale“.
Da Klugmann arriva un appello chiaro: “C’è da fare un ragionamento strutturale sul territorio. È inutile parlare di turismo e paesaggio se non si parte dalla sicurezza generale. Il paesaggio non è decorativo, è la nostra identità”. E conclude amaramente: “Abbiamo investito decine di migliaia di euro per la sicurezza. Abbiamo fatto la nostra parte, ma non è servito a nulla perché siamo piccoli. È inutile che un privato investa tempo e denaro se poi basta così poco per trovarci punto e a capo”.




