Minori stranieri problematici: ecco le tre strategie della Prefettura di Udine

Il Prefetto di Udine, Domenico Lione

Le strategie per affrontare il nodo dell’accoglienza dei minori stranieri.

Dare vita a sezioni specializzate in grado di accogliere e seguire con maggiore attenzione i minori stranieri non accompagnati più problematici. È la proposta emersa oggi dal Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, riunitosi in Prefettura a Udine dopo gli ennesimi episodi di violenza verificatisi recentemente nelle strutture di accoglienza.

“I controlli nelle comunità verranno aumentati, anche con perquisizioni nelle strutture – spiega il Prefetto Domenico Lione –, così come sensibilizzeremo sul potenziamento dei controlli da parte dei gestori. Ma sappiamo che si tratta di interventi che permettono di tenere sotto controllo il fenomeno, non di risolverlo. Per questo avvieremo un percorso istituzionale, coinvolgendo Comunità, Comuni, Asl e Tribunale dei Minori, per valutare la possibilità di realizzare sezioni specializzate capaci di accogliere i soggetti problematici. Separare e seguire questi ragazzi con maggiore attenzione, ci consentirà di riuscire a prevenire episodi critici”.

“Tra i giovani emergono casi che vanno trattati in maniera attenzionata – spiega il sindaco di Udine, Alberto Felice De Toni -. In città ci sono circa 150 ragazzi nelle comunità, e basta che due o tre creino disagio reiterato perché la situazione degeneri. Queste sezioni specializzate potrebbero essere la soluzione efficace, coinvolgendo cooperative, AsuFc e il Tribunale dei Minori”.

Il tavolo ha inoltre discusso della distribuzione equilibrata delle etnie all’interno delle strutture, usando la prima accoglienza. “La legge – spiega il sindaco -, prevede una struttura che oggi non esiste, che accolga per qualche mese i ragazzi per caprine la personalità in modo da assegnarli poi alle comunità più giuste”.

Infine, la questione dell’età dei minori, non sempre facilmente verificabile. “Dobbiamo trovare soluzioni perché abbiamo la sensazione che qualche ragazzo minorenne non lo sia più – conclude De Toni –. La legge oggi non ci consente più di fare esami del polso, quindi servono procedure più affidabili”.