Le critiche di Legambiente sul No Borders Music Festival.
Un luogo incantato, un ecosistema alpino tra i più preziosi d’Europa, si ritrova al centro di un acceso scontro tra ambientalismo e spettacolo. I Laghi di Fusine, scrigno naturale del Friuli Venezia Giulia incastonato tra le vette delle Alpi Giulie, fanno da scenario alla nuova polemica sollevata da Legambiente Carnia contro il No Borders Music Festival, giunto quest’anno alla sua trentesima edizione.
Secondo l’associazione ambientalista, il festival – nato come evento di nicchia in armonia con l’ambiente – avrebbe tradito la sua vocazione iniziale, trasformandosi in una macchina turistica che mette a rischio l’integrità di un’area protetta.
Un festival cresciuto troppo
“Da rassegna culturale a evento di massa, con migliaia di spettatori e strutture invasive”, denuncia Legambiente. Le critiche sono dettagliate: palchi coperti, impianti audio potenti, mezzi meccanici sui prati alpini, rifiuti e inquinamento acustico. Secondo l’associazione, l’impatto ambientale sarebbe incompatibile con le caratteristiche di un Sito di Interesse Comunitario (SIC), come quello dei Laghi di Fusine, tutelato da rigide normative sin dal 1973.
“Abbiamo contato 1.180 mozziconi di sigaretta in una sola giornata – raccontano i volontari –. Una cifra che nessun servizio di pulizia può neutralizzare a livello simbolico. È un danno culturale prima ancora che ecologico”.
E-bike sì, pedoni no: la scelta che divide
Al centro delle polemiche, anche l’organizzazione logistica dell’edizione 2025. Per il concerto del 26 luglio, che vedrà protagonista Jovanotti, l’accesso sarà consentito solo tramite e-bike, vietando paradossalmente il passaggio ai pedoni. “Una scelta che si presenta come ecologica ma rischia di essere solo un’operazione di greenwashing” – sottolinea Legambiente – “Promuovere l’uso di biciclette elettriche in un habitat montano fragile, escludendo chi vorrebbe arrivare a piedi, è un controsenso”.
Il parco non è un palco
Il nodo della questione, per gli ambientalisti, è uno solo: i Laghi di Fusine non sono uno stadio. “La Regione dimentica che un parco naturale non è un fondale scenografico da sfruttare”, scrive l’associazione in una nota. Il festival, oltre a ricevere autorizzazioni, viene anche finanziato con fondi pubblici, una scelta che Legambiente considera “incoerente con la tutela ambientale”.
A sostegno della critica, tornano anche le parole storiche di Antonio Comelli e Riccardo Querini, che nel 1973 ammonivano: “Difenderemo il parco e le riserve. Tutti dovranno aiutarci a tutelare il silenzio, la visione e la pulizia nel nome della Natura, che è vita, ordine e amore”.
Le alternative ci sono
Il rifiuto non è ideologico, precisa Legambiente, ma legato alla scelta della location. “Nessuno è contro la musica. Ma non tutte le montagne possono diventare palcoscenici. A Tarvisio esistono spazi già attrezzati, come quelli del Monte Priesnig, raggiungibili facilmente e adatti a ospitare grandi eventi senza intaccare zone delicate”.
Il valore del silenzio
In un’epoca in cui tutto sembra doversi tradurre in spettacolo, l’associazione lancia un messaggio controcorrente: “I Laghi di Fusine non hanno bisogno di amplificatori per essere ascoltati. Basta il silenzio”. Un appello alla sobrietà culturale, che richiama l’etica dell’alpinista e scrittore Julius Kugy, per cui la vera montagna si celebra senza rumore.