Il Nadalin, il ceppo di Natale acceso nelle case friulane la notte della Vigilia

Lo Zóc di Nàdâl: l’accensione del Nadalin la notte della Vigilia di Natale.

In Friuli, la notte della Vigilia di Natale non era segnata solo dall’attesa della messa di mezzanotte, ma anche da un gesto antico e carico di significato: l’accensione del Nadalin, il grande ceppo destinato a bruciare lentamente nel focolare di casa.

Il Nadalin era un grosso tronco, generalmente di faggio, quercia o gelso, scelto con cura durante l’anno e lasciato stagionare a lungo. La sua funzione non era soltanto pratica. Doveva garantire una combustione lenta e duratura, capace di accompagnare la famiglia per giorni: acceso la sera della Vigilia, avrebbe dovuto ardere almeno fino a Capodanno, idealmente fino all’Epifania.

Un rito familiare carico di simboli

Attorno al fogolâr, il focolare domestico, si svolgeva un vero e proprio rito. L’accensione del ceppo spettava tradizionalmente al membro più giovane della famiglia, mentre la sorveglianza del fuoco veniva affidata al più anziano. Un passaggio di consegne simbolico, che univa generazioni diverse attorno allo stesso gesto.

Nel tempo, la tradizione ha assunto un significato profondamente religioso: il Nadalin rappresentava Gesù bambino, venuto a portare calore e luce in ogni casa. Il fuoco che ardeva al centro dell’abitazione diventava così segno di protezione, unione e speranza.

Il fuoco come auspicio di fortuna

Mantenere il Nadalin acceso il più a lungo possibile era considerato di buon auspicio. Se il ceppo riusciva a bruciare fino all’Epifania, si credeva che avrebbe portato fortuna alla famiglia e prosperità per l’anno nuovo. Il fuoco, elemento centrale della vita contadina, assumeva un valore che andava oltre il semplice riscaldamento: era custode del benessere domestico.

Anche dopo lo spegnimento, nulla del Nadalin veniva sprecato. La cenere era considerata preziosa e veniva utilizzata come protezione: sparsa ai quattro angoli dei campi per difendere il raccolto da grandine e temporali, e ai quattro angoli della casa per tenerla al riparo dai fulmini.

Una tradizione che racconta il Friuli

Oggi il Nadalin è una tradizione che sopravvive soprattutto nella memoria e nei racconti degli anziani, ma continua a rappresentare un simbolo forte dell’identità friulana. Un rito semplice, fatto di legno, fuoco e silenzio, che racconta un Natale diverso da quello odierno: meno rumoroso, più intimo, profondamente legato alla casa e alla terra.

Un’eredità culturale che, anche se non più praticata quotidianamente, continua ad accendere il Natale del Friuli nel ricordo collettivo.