Passo di Monte Croce Carnico, si va verso il traforo da 4 chilometri

Passo Monte Croce Carnico: istituzioni, sindaci e categorie economiche uniti per una soluzione definitiva.

Una condivisione di intenti e progetti per individuare la soluzione definitiva al problema del Passo di Monte Croce Carnico, direttrice che si conferma primaria per il turismo, le imprese e i cittadini non solo della Carnia, ma di tutto il Friuli Venezia Giulia, che va nella direzione di contrastare il rischio isolamento e spopolamento dell’area montana.

La soluzione più plausibile pare proprio essere il traforo da 4,1 chilometri, con un costo stimato di 500 milioni, minor impatto ambientale e percorribilità garantita al valico anche in caso di neve, verso cui oggi c’è stata convergenza da parte di istituzioni, enti locali e categorie economiche, riuniti nella sede della Regione in via Sabbadini in un tavolo di confronto promosso dalla Camera di Commercio Pordenone-Udine e dalla Regione stessa. All’incontro erano presenti l’assessore regionale alle infrastrutture Cristina Amirante, il presidente della Camera di Commercio Giovanni Da Pozzo, il vicepresidente del Consiglio regionale Stefano Mazzolini, il presidente della Comunità di montagna della Carnia Ermes De Crignis, oltre a una ventina fra sindaci e rappresentanti delle categorie economiche del territorio.

La scelta definitiva condivisa è apparsa oggi indispensabile e indifferibile, in particolare alla luce di ciò che ha comportato l’evento franoso del dicembre 2023, ossia l’impegno immediato di Regione e Anas con interventi urgenti di messa in sicurezza per consentire la riapertura del valico. Lavori che proseguono e consentiranno un’apertura completa nel periodo più sensibile per il turismo, dopo l’8 agosto, e poi nuovamente momenti di chiusure parziali e totali per il completamento, come da cronoprogramma illustrato dall’assessore Amirante.

La politica.

“Abbiamo investito 10 milioni di euro come Regione e altri 10 l’Anas – ha dichiarato Mazzolini, che ha coordinato l’incontro e si è impegnato fin dall’inizio nel portare avanti l’intero percorso di riqualificazione del valico e della sua viabilità – ma la situazione resta delicata: occorre una soluzione definitiva per una percorribilità in piena sicurezza della strada. Il traforo è strategico, consente apertura del passo tutto l’anno e praticamente non ha impatto ambientale. Questa idea, su cui oggi convergiamo, è nata grazie al lavoro di squadra che vede un impegno transazionale e la condivisione anche del Governo, Ministero delle infrastrutture in primis. Ringrazio la Camera di Commercio, che ha saputo avviare un percorso con tutte le categorie economiche. Ringrazio tutti i sindaci e la Comunità di montagna. Importante sarà coinvolgere anche l’Europa sul fronte dei finanziamenti dell’opera e continuare l’interlocuzione proficua con la Carinzia, nonché con i nostri parlamentari europei e quelli austriaci”.

L’assessore Amirante ha confermato che l’obiettivo è definire una scelta entro fine anno: “Il momento è strategico per identificare una soluzione definitiva”, ha detto, dettagliando costi, impatti e tempistiche delle tre ipotesi sul tavolo. La galleria di base da 8 chilometri avrebbe costi stimati che superano il miliardo di euro e un forte impatto ambientale. La viabilità alternativa, pur più economica, sarebbe comunque impattante e non risolverebbe i problemi di percorribilità in caso di neve. Il traforo in quota da 4,1 chilometri con cunicolo di sicurezza, per un costo stimato in 500 milioni di euro, appare dunque il percorso più risolutivo e meno impattante. L’intento della Regione, in collaborazione con la Carinzia, è di arrivare entro fine anno, ha detto l’assessore, all’individuazione di una soluzione progettuale da presentare a Roma e Vienna per avviare il partenariato e il reperimento di risorse anche europee.

Il mondo economico.

Dal mondo economico, il presidente della Camera di Commercio Da Pozzo ha ricordato l’importanza dell’opera: «Un anno e mezzo fa abbiamo riunito tutte le categorie economiche provinciali per sottolineare che questa non è solo questione della Carnia, ma dell’intera regione. Il passo è un’infrastruttura transnazionale che riguarda turismo, industria e logistica. Ne avvertono il peso non solo le imprese della montagna, ma anche quelle di Lignano e Grado, come mi hanno testimoniato in prima persona molti operatori economici. La Regione ha dimostrato impegno e visione, ora serve una condivisione totale del territorio e delle categorie per trasformare questa visione in progetto concreto. Un tunnel è fattibile dal punto di vista tecnico e oggi abbiamo un’occasione storica, sapendo di avere anche la disponibilità del Governo».

Un segnale forte è arrivato anche dal mondo industriale: “Prima di tutto c’è la sicurezza, ed è positivo che la Regione stia intervenendo con urgenza – ha sottolineato Luigino Pozzo, presidente di Confindustria Udine –. Il traforo è un’opera strategica per il rilancio della montagna e dell’intero Friuli. Deve essere realizzata nel minor tempo possibile, perché una viabilità efficiente può contrastare isolamento e spopolamento”.

Il territorio.

“La presenza di tanti sindaci e delle categorie dimostra l’importanza dell’opera – ha aggiunto il presidente della Comunità di montagna della Carnia De Crignis – . Siamo partiti in un viaggio che deve intensificarsi, anche per dare ai giovani la speranza di vivere e lavorare in queste zone. Sarà fondamentale cogliere ogni opportunità di finanziamento europeo e collaborare con la Regione, che avrà il compito di definire le scelte definitive”.

Il messaggio uscito oggi dalla Sala del Consiglio delle autonomie locali ha trovato convergenza da parte di tutti i partecipanti: istituzioni, enti locali e categorie economiche hanno espresso una visione comune e intendono trasformarla in un progetto concreto, confidando di ridurre al massimo anche i tempi di realizzazione.