La mostra fotografica di Ezio Ferrante a Gemona si è aperta con successo

Oltre cinquanta visitatori alla mostra.

È iniziata con circa una cinquantina di visitatori la mostra installata a Palazzo Elti, “Il mio occhio sulle montagne“, che propone una raccolta di immagini scattate da Ezio Ferrante.

Il quesito su quale sia il vero protagonista della mostra documentario-fotografica “Il mio occhio sulle montagne”, é ancora aperto. Si tratta del fotografo stesso o della montagna friulana? Dal nome stesso della mostra pare che il protagonista risieda proprio nell’interpretazione che Ferrante ha dato della montagna dei suoi tempi.
Le fotografie della mostra immortalano la montagna gemonese e friulana degli anni venti e trenta, costruendo un filo conduttore che lega ogni immagine esposta.
Nato a Gemona nel 1893, Ferrante si forma da autodidatta e partecipa alla prima guerra mondiale nel corpo degli alpini, combattendo sul fronte friulano. L’esperienza di una guerra di posizione combattuta prevalentemente in montagna é un’importante spunto di interpretazione della sua futura fotografia legata all’alpinismo e sul modo di vivere la montagna che ha caratterizzato gli uomini del tempo.
Al ritorno dal conflitto lavorerà presso la macelleria di famiglia situata in via Bini, dedicandosi ai viaggi, all’alpinismo e alla fotografia.
La mostra richiede però anche un particolare sforzo interpretativo da parte dello spettatore. É importante, davanti a queste fotografie, considerare la molteplicità dei fattori che hanno portato alla loro realizzazione: i metodi di risalita della montagna degli anni venti, il peso dell’attrezzatura fotografica il vissuto personale dell’autore. Metodi molto lontani dall’alpinismo e dalla fotografia moderna, che, se compresi, favoriscono l’interpretazione delle opere proposte.
Di particolare rilievo sono le scene di vita alpina unite alle riprese del Tagliamento, del Cjampon e del Cuarnan, totalmente diversi da come appaiono ora. La mostra gemonese presenta quindi un percorso lontano nel tempo che ricorda una montagna e un modo di vivere la fotografia e l’alpinismo che forse si é perso.

La mostra, realizzata in collaborazione con il CAI, rimarrà aperta fino al 19 maggio ed é stata fortemente voluta dall’amministrazione comunale. Flavia Virilli, assessore alla cultura commenta: “All’interno della mostra si può percepire chiaramente lo sguardo di chi ha visitato luoghi straordinari e ne ha potuto cogliere la mutevolezza. Ferrante é un testimone di un’epoca lontana a cui siamo grati per averci dato, ai posteri, un’immagine eterna. Mi auguro che lo spettatore riesca a cogliere il profondo legame con il passato di questa esposizione, su cui il Comune ha lavorato molto”.

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