Impianto a biometano a Pagnacco: il Comune dice no, la minoranza lascia l’aula

Il tema dell’impianto di biometano a Pagnacco in Consiglio comunale.

La ferma opposizione al progetto di impianto a biometano previsto a Modolletto di Pagnacco ha innescato un acceso scontro politico in Consiglio comunale ieri sera. L’amministrazione, guidata dal sindaco Laura Sandruvi, ha ribadito il suo “No” con un ordine del giorno destinato alla Regione, ma la minoranza ha abbandonato l’aula al momento del voto.

L’amministrazione ha motivato la sua contrarietà con ragioni urbanistiche e ambientali ben precise. L’assessore Claudia Leonarduzzi ha illustrato i motivi del rifiuto: “Si tratta di un progetto non conforme al piano regolatore generale – ha illustrato l’assessore – fortemente impattante sul nostro territorio, non idoneo sotto il profilo ambientale, paesaggistico e viabilistico, considerato il flusso giornaliero dei mezzi pesanti per il conferimento delle biomasse.”

Il sindaco Laura Sandruvi ha ricordato che la contrarietà dell’amministrazione è “volta a difendere le scelte pianificatorie del Consiglio, tutelando l’integrità del territorio e la salute dei cittadini, e a continuare le interlocuzioni con le autorità per cambiare la normativa regionale vigente”.

Lo scontro.

Come detto, al momento del voto sul documento, la minoranza è uscita dall’Aula: “E’ la quinta volta che accade ormai” ha commentato il sindaco. I consiglieri di opposizione hanno motivato la decisione mettendo in discussione la fondatezza dell’atto: secondo loto, infatti, mancano dati oggettivi a supporto del “no”. Soprattutto, l’opposizione ha contestato la reale efficacia dell’ordine del giorno, insistendo sul fatto che il Consiglio comunale non detiene il potere ultimo di decisione, il quale spetta esclusivamente alla Regione. Tale mancanza di potere decisionale, secondo la minoranza, rende l’atto una falsa promessa ai cittadini.

Delusione e amarezza del Comitato.

Presente in aula, il Comitato No Biometano a Pagnacco, forte di oltre 4.160 firme raccolte, ha espresso “profonda delusione e amarezza per quanto accaduto”. “In un momento in cui ci si aspettava unità e compattezza da tutte le forze politiche, di fronte a una questione che tocca ambiente, salute pubblica e qualità della vita della comunità – dichiara il Comitato – abbiamo invece assistito all’abbandono dell’aula da parte dei consiglieri di minoranza, impedendo di fatto una decisione condivisa e chiara dell’intero Consiglio.”

Il Comitato ritiene il comportamento “incomprensibile e preoccupante,” ma annuncia che la mobilitazione non si ferma: “Il territorio non può diventare terreno di scontro politico, né essere lasciato senza una voce forte e unitaria nelle sedi istituzionali. Come Comitato proseguiremo con determinazione, raccogliendo il disagio dei cittadini e preparando, con l’ausilio di tecnici e professionisti, osservazioni e proposte da portare in Regione nelle sedi opportune.”

Per sostenere l’azione, è stato annunciato per domani il primo evento solidale di raccolta fondi presso il ristorante Al Cacciatore, pensato per coprire le spese legali e tecniche.

Il caso approda in Regione: le interrogazioni.

La vicenda finirà in Consiglio regionale con due interrogazioni. La consigliera Simona Liguori (Patto per l’Autonomia-Civica Fvg) ha presentato un’interrogazione per chiedere spiegazioni sulla documentazione progettuale e ha ribadito: “La partecipazione dei cittadini è un valore da tutelare. Il confronto aperto con i cittadini non è un ostacolo, ma un modo per rafforzare la qualità delle decisioni e la fiducia nelle istituzioni.”

Un’ulteriore interrogazione è stata depositata da Serena Pellegrino (Alleanza Verdi e Sinistra), che ha denunciato il ritardo nel riscontro alle richieste di accesso agli atti del Comitato: “Comprendo il periodo estivo, ma è grave che la Giunta e gli uffici regionali ignorino le istanze dei cittadini. Le oltre 4.160 firme raccolte dimostrano quanto questa vicenda sia sentita.” Pellegrino ha concluso chiedendo un’audizione urgente in IV Commissione: “La comunità di Pagnacco ha il diritto di sapere e di essere coinvolta in un progetto che rischia di compromettere un’area di pregio architettonico e naturalistico. La trasparenza è un dovere, non un’opzione.”