Viaggio nella storia del Carnevale di Trieste, dove furono inventati i coriandoli

Da Trieste a Muggia a quello Carsico ecco la storia dei carnevali giuliani.

Dalle Alpi e Prealpi fino al golfo di Trieste, in tutto il Friuli Venezia Giulia sono tantissime le tradizioni che da secoli si tramandano per il Carnevale. E se quest’anno, causa pandemia, molti, se non addirittura tutti, gli eventi in presenza saranno annullati, resta pur sempre il fascino di una festa che riscalda i cuori di grandi e piccini.

In questo viaggio da nord a sud della regione, alla scoperta delle tradizionali feste carnevalesche, ma anche delle prelibatezze culinarie preparate proprio per questa occasione, pochi sanno che è a Trieste che sono nati i coriandoli. Ettore Fenderl, infatti, fu una celebrità nel campo della fisica nucleare, ma non furono solo i suoi studi ad essere innovativi. Nel 1876 il quattordicenne Ettore, durante la parata di Carnevale che passava sotto casa sua in piazza della Borsa a Trieste, non avendo a disposizione confetti o petali di rose da lanciare sul corteo, tagliuzzò pezzettini di carta colorata e li lanciò sulle maschere che passavano. Fu subito imitato da tantissimi presenti e l’invenzione, non brevettata, si propagò velocissima a Vienna, Venezia e in tutto il mondo. Così furono inventati i coriandoli.

Non meno ricco di colori è l’antichissimo Carnevale muggesano. La prima citazione ufficiale si ha addirittura negli statuti comunali del 1420 in cui si fa riferimento al rimborso di un ducato a quelle Compagnie, che si sarebbero poi impegnate a spenderne almeno il triplo per ingaggiare dei musicanti. El Carneval de Muja era caratterizzato da alcune usanze tra cui la Caccia al Toro, d’origine veneta, e il Ballo della Verdura, che si svolgeva il martedì grasso in quella che oggi è Piazza Marconi. Le donne e gli uomini danzano con il capo ornato da verdi ghirlande, reggendo in mano un arco d’oro di fronde e di arance.

Le frittole triestine sono per antonomasia il dolce tipico del Carnevale. Sono delle polpettine con uvetta e pinoli, fritte e in alcuni casi farcite con crema o cioccolato. Anche i crostoli hanno un’alta posizione sui gradini dell’eccellenza culinaria a Trieste. L’impasto dolce che viene fritto ricorda molto le più conosciute chiacchiere. Non mancano poi i krapfen, dolce di origine austriaca, ma che a Trieste sono più piccoli di dimensione.

Dalle rive all’altopiano carsico, maschere e carri allegorici hanno sempre sfilato anche a Opicina. La tradizione vuole che il sabato pomeriggio i gruppi diano vita al corso mascherato per contendersi il premio del Carnevale carsico, il Kraški Pust, e festeggiare poi la vittoria con balli, musica e spettacoli.

Le frittole con l’anima (Fancli z duso) sono le protagoniste indiscusse a tavola. La ricetta è originaria di Contovello, una frazione di Trieste. Un tempo i “kontovelci”, gente di Contovello, erano eccellenti pescatori e le donne avevano il compito di vendere il pescato. Così nacquero le frittole con anima, delle frittelle ripiene di acciughe sotto sale.