Lo spettacolo deve continuare, il coronavirus mette in crisi anche i teatri e i cinema del Friuli: cartelloni a rischio

Il coronavirus si è abbattuto sul mondo dello spettacolo.

The show must go on. Lo spettacolo deve continuare. Soltanto che, in tempi di coronavirus, anche i lavoratori di questo settore hanno dovuto alzare bandiera bianca in Friuli. E in attesa che vengano chiariti tutti i protocolli per l’apertura di cinema e teatri, il comparto si interroga sul suo futuro.

È così per l’Ente regionale teatrale del Friuli Venezia Giulia (Ert Fvg). Il Covid-19 ha imposto tre spostamenti del calendario degli spettacoli originariamente previsti tra marzo e maggio: saranno recuperati tra ottobre e gennaio 2021. Chi ha già acquistato biglietto o abbonamento per la stagione 2019-20 potrà utilizzarlo, ovviamente, anche con la nuova programmazione. E nei 26 teatri del circuito Ert non si vede l’ora di alzare nuovamente il sipario. “Alcuni parlano di una ripartenza del nostro settore a gennaio, ma io voglio pensare positivo e credere che a ottobre si potrà ricominciare – è l’auspicio di Renato Manzoni, direttore dell’Ente -. Impossibile, invece, pensare già alla stagione 2020-21”. Il motivo è presto spiegato. Le compagnie non sanno dove possono programmare le prove e quindi tutta l’attività slitta di conseguenza “anche se – fa notare Manzoni – se tutto andrà come deve la nuova stagione potrebbe partire a dicembre, accavallandosi con quella vecchia”.

C’è, in ogni caso, anche un’incognita sui protocolli. “L’unica normativa che non possiamo attuare è il distanziamento sociale: stiamo trattando con il Ministero. Gli attori non possono recitare con la mascherina, hanno bisogno di muoversi, toccarsi – dice il direttore -. Anche le orchestre hanno le stesse difficoltà con le protezioni. E ovviamente, dovranno essere messi in campo protocolli anche verso il pubblico: per esempio la misurazione della temperatura prima di entrare a teatro. Ci scusiamo per i disagi, ma saranno necessari”. Lunedì ci sarà un incontro tra la categoria e il Ministero e potrebbero esserci delle novità. La speranza è che si possa partire con la programmazione a giugno o luglio “con i teatri all’aperto, assicurando il giusto distanziamento. Sarebbe come rivivere” ammette Manzoni.

Il fermo forzato delle rappresentazioni ha creato danni non soltanto al sistema, ma anche ai lavoratori. “Noi abbiamo 27 assunti a tempo indeterminato, come pure 35 persone a chiamata – precisa il direttore -. Sono questi ultimi che hanno le problematiche maggiori: non hanno diritto a cassa integrazione o bonus. Speriamo facciano qualcosa per la categoria”. Se i dipendenti Ert lavorano in smart working – gli spettacoli sono fermi, ma gli uffici seguono le convenzioni con i Comuni e il rendiconto -, per chi è più precario le difficoltà non mancano. “Sono migliaia in regione, pensando anche a tutto l’indotto legato alla nostra attività: si pensi soltanto ai service, quelli che si occupano di luci, fonica, i facchini e quant’altro. Sono proprio fermi del tutto”.

Manzoni, però, si sforza di guardare avanti: “Riaprire sarà una bella scommessa e quando il sipario si alzerà di nuovo sarà un’emozione. So – conclude – che la stagione 2020-21 avrà molte meno presenze, tra paura per il coronavirus e crisi economica. Ma uno spettacolo si chiama dal vivo proprio perché non può essere vissuto in streaming. È anche un momento di comunità, di socialità. Riaprire il sipario sarà un grande momento”.

Anche il Cec (Centro Espressioni Cinematografiche) di Udine si affaccia alla sua fase due. Venerdì sera c’è stato il flash mob in attesa che riaprano i cinema, ma intanto l’attività, sebbene in forma diversa, prosegue. Con le sale chiuse, come per esempio quella del Visionario, si ovvia con lo streaming sui social. A breve la mediateca potrebbe aprire, portando un altro briciolo di normalità perduta.

In Italia, 1.600 strutture cinematografiche hanno sospeso la loro attività, per un totale di oltre 4.000 schermi sul territorio nazionale. Nel Triveneto, sono 126 le sale cinema conn 360 schermi che hanno chiuso dallo scorso febbraio: un danno da 15 milioni di euro di perdite da biglietteria e oltre 2 milioni di spettatori in meno. Insomma, lo spettacolo deve continuare. E i lavoratori ci sperano il prima possibile.