Sindaci divisi sul nuovo coprifuoco in Fvg. Il nodo della sorveglianza delle strade

La chiusura anti Covid di vie e piazze.

L’ultima parola spetterà a loro, sebbene di concerto con i Prefetti. Con l’entrata in vigore del nuovo Dpcm (Decreto del presidente del consiglio dei ministri, ndr), i sindaci potranno decidere se chiudere o meno, dopo le 21, le vie e piazze più frequentate. Sarà loro facoltà adottare questa misura, per evitare assembramenti e contrastare così l’epidemia da Covid-19.

Ma su questa facoltà i sindaci del Fvg si spaccano, tra chi considera utile il provvedimento e chi, al contrario, lo taccia di inapplicabilità. “Sono assolutamente d’accordo con il Dpcm, perché è il sindaco colui che conosce meglio il territorio e che può assumersi la responsabilità di decidere per tutelare la salute dei suoi concittadini, ma ora con la nota del Viminale Roma ha fatto marcia indietro rimettendo, di fatto, le decisioni nelle mani dei Prefetti”. Così il sindaco di Udine, Pietro Fontanini, dopo la nota del Ministero dell’Interno. Il Viminale ha sottolineato che eventuali chiusure di aree saranno decise con i prefetti e i sindaci saranno “supportati” dai Comitati provinciali di ordine pubblico.

“Come sindaco – ha continuato Fontanini – mi sono sempre assunto le mie responsabilità e ho emamato, per esempio, ben quattro ordinanze per istituire la zona rossa nella ex caserma Cavarzerani. È giusto che certe decisioni le prenda il sindaco che conosce il suo territorio, ma ora le decisioni sono state agganciate al prefetto, che dipende da Roma, solo perché certi sindaci di sinistra non vogliono assumersi le loro responsabilità”.

Da Anna Maria Cisint, primo cittadino di Monfalcone, arriva invece una sonora bocciatura del Dpcm. “Ho approfondito con i tecnici i vari punti del testo: non si fa altro che spostare la responsabilità dei problemi – ha affermato -. Ancora una volta non è vero che le autonomie locali sono state coinvolte nel processo decisionale, nemmeno le Regioni: trovo vergognoso che facciano credere che così si risolvono le criticità”, rimarca il primo cittadino. “Non è questa la soluzione al problema degli assembramenti, significa semplicemente far spostare la gente da una strada o una piazza chiuse a un altro luogo della città. Proprio perché lo riteniamo inefficace – anticipa Cisint – noi a Monfalcone non ricorreremo quindi a questo tipo di coprifuoco. E poi chi deve fare i controlli? Ci sono adeguate risorse per eseguirli? La Polizia locale, che è già impegnata in tutta una serie di servizi e attività, non può farsene carico e trattandosi delle ore notturne significa scaricare su polizia e carabinieri anche questo compito”.

I sindaci sono in prima linea da quando è scoppiata l’epidemia e continueranno ad esserlo finchè servirà ma non si può pensare di scaricare loro anche ulteriori scelte di estrema criticità, come la chiusura di porzioni di aree cittadine, senza adeguate risorse economiche ed umane”. Questo il pensiero del sindaco di Gorizia, Rodolfo Ziberna, in merito alla decisione del governo di assegnare ai sindaci la scelta di eventuali lockdown parziali. “Potrebbe essere anche un’idea sensata se fosse inserita in un quadro generale di interventi contenenti i criteri sanitari e sociali per le chiusure ma anche i fondi per la loro concretizzazione, il personale per i controlli e via elencando – rimarca Ziberna – perché, fatta in questo modo, sembra semplicemente uno scaricabarile. Approfitto per lanciare un altro messaggio, ovvero che la disponibilità dei sindaci a collaborare non può essere a senso unico. Da anni chiediamo maggior autonomia in numerosi altri campi e ci battiamo per quella semplificazione della burocrazia che ancora oggi rappresenta un ostacolo pesantissimo anche per l’economia cittadina.

Dorino Favot, presidente di Anci (Associazione nazionale comuni italiani) Fvg la prende con filosofia: “Sicuramente è una competenza in più in mano ai sindaci, anche se ci sono già delle norme che regolano determinate situazioni. I primi cittadini hanno dimostrato durante il lockdown di essere pronti a ogni evenienza”. Però, un motivo di lamentela c’è: “Il Dpcm è stato licenziato senza interlocuzione con i vertici Anci nazionale. Non ci si sottrae – aggiunge Favot -, ma bisognerebbe anche ascoltare le esigenze del territorio”. Secondo il referente Anci Fvg non ci saranno problemi per la vigilanza delle aree chiuse: “Dialogando con Prefetture e Questure una soluzione si troverà”, conclude Favot.