Omicidio di Gemona: dall’insulina presa 5 anni prima alla premeditazione

Emergono nuovi e inquietanti dettagli sull’omicidio di Alessandro Venier, 35 anni, ucciso il 25 luglio scorso nella villetta di famiglia in via dei Lotti a Gemona. La madre, Lorena Venier, 61 anni, ha riferito che aveva in casa l’insulina da 5 anni, quando l’aveva presa dal luogo dove lavorava perchè pensava al suicidio. In seguito, ha deciso di utilizzarla contro il figlio, dopo aver provato senza successo a sedarlo con un’intera confezione di medicinali versata nella limonata. Poiché Alessandro non si addormentava del tutto, avrebbe deciso di praticargli due iniezioni. Secondo quanto emerso dal racconto della 61enne, Maylin le avrebbe chiesto di uccidere Alessandro per la prima volta sei mesi fa, poco dopo la nascita della figlia.

Nel corso dell’udienza di convalida davanti al giudice per le indagini preliminari, la donna avrebbe aggiunto un ulteriore particolare: l’omicidio sarebbe durato ore. Avrebbero somministrato il sonnifero attorno alle 17.30, ma Alessandro sarebbe morto solo verso le 23, perché non sarebbero riuscite a “finirlo” prima. Dopo i farmaci e l’insulina, avrebbero tentato anche di soffocarlo con un cuscino, ma lui avrebbe continuato a reagire, pur ormai privo di forze.

Lorena avrebbe poi raccontato di aver sezionato il corpo in tre parti su un lenzuolo, mentre la compagna del figlio lo avrebbe strangolato con lacci di scarpe e occultato in un barile, ricoprendolo di calce viva. La madre della vittima avrebbe spiegato di aver pensato di abbandonare in un secondo momento i resti in montagna. Il piano sarebbe però fallito quando, pochi giorni dopo il delitto, Maylin avrebbe avuto un crollo emotivo e chiamato il 112, denunciando l’accaduto.

Le indagini nella casa di Gemona.

Al momento, la ricostruzione proviene unicamente dalla madre della vittima. Gli inquirenti sono alla ricerca di riscontri concreti: nella stanza indicata non sarebbero stati trovati segni evidenti della mattanza, né tracce di sangue. L’autopsia dovrà chiarire le cause della morte e confermare o smentire le dichiarazioni rese. Nel corso di un sopralluogo, i carabinieri hanno sequestrato un seghetto, ritenuto uno degli strumenti utilizzati per smembrare il corpo, trovato nell’autorimessa con tracce di sangue.

Maylin.

Maylin avrebbe scelto di non rispondere alle domande del pm e del gip. La Procura ha inoltre avviato le procedure per nominare un curatore speciale per la figlia di sei mesi della coppia, attualmente affidata ai servizi sociali. I parenti della giovane in Colombia avrebbero manifestato la volontà di occuparsi della bambina.

Intanto, la difesa di Lorena ha annunciato che chiederà una perizia psichiatrica per la propria assistita, mentre per Maylin è previsto a breve il trasferimento all’Istituto a custodia attenuata per detenute madri.