Rimossa la rete della Transalpina, era il “muro di Berlino” di Gorizia

La rete della Transalpina è stata eliminata ieri.

Giovedì 21 aprile la rete transfrontaliera, simbolo della Gorizia spaccata a metà ai tempi del muro di Berlino, è stata eliminata senza particolari cerimonie.

L’idea iniziale era quella di togliere solo parte della rete, invece, dei 300 metri originari, sono rimasti solamente pochi pannelli all’estremità della piazza Transalpina, ma anche questi ultimi frammenti verranno eliminati per far partire i lavori della nuova pista ciclabile.

La rete era ciò che rimaneva a rappresentare il muro che, nel 1947, spaccò la città di Gorizia a metà. Muro che, ancora prima del ben più famoso muro di Berlino, rappresentava la divisione tra Est/Ovest, tra Italia/Jugoslavia e infine tra Italia/Slovenia.

Il muro di Gorizia sopravvisse alla caduta di quello di Berlino e anche alle sanguinose guerre dei Balcani. Occorre arrivare fino al 2004 per vederne l’abbattimento: è l’anno in cui la Slovenia entra ufficialmente a far parte dell’Unione Europea e i confini sembrano ormai appartenere al passato.

A rappresentare quel muro, rimanevano dei pannelli di rete metallica, divenuti oggetto di foto da parte dei turisti e piccolo monumento alla memoria della città. Considerata la sua storia, molti cittadini hanno giudicato un vero e proprio scempio la rimozione – avvenuta senza cerimonie né preavvisi – della rete metallica.

C’è chi dice che “non bisogna cancellare la storia”, chi ricorda che ci si è preoccupati maggiormente dei nuovi confini estemporanei eretti per il Covid, piuttosto che dei simboli della città. C’è chi dice che era sufficiente tenere un piccolo pezzo di rete, il quale non avrebbe in alcun modo impedito di procedere con i lavori per la ciclabile. Chi addirittura insinua che la sovrintendenza non ne sapesse nulla.

Ma c’è anche chi non ne è rimasto per nulla turbato, perché ricorda che “i confini sono solo mentali e non dobbiamo sentire la mancanza di tutto ciò che li rappresenta”. L’ironia della situazione è che la città resta dunque “divisa”, anche se solo nelle opinioni.

Rimane il dubbio sulla decisione presa di non concedere nemmeno un ultimo saluto da parte delle due Gorizia -italiana e slovena- a quello che è stato un indimenticabile pilastro della sua Storia. Ora Gorizia e Nova Gorica dovranno sempre più imparare a dialogare e condividere, soprattutto per portare con onore il titolo di Capitale europea della Cultura 2025.