Apertura degli impianti per lo sci in Friuli spostata al 15 febbraio dal Dpcm: “Una pietra tombale per la montagna”

L’apertura degli impianti per lo sci in Friuli il 15 febbraio.

Per la montagna è una pietra tombale”. Non usa mezzi termini Alessandro Pandolfo, presidente regionale dell’Associazione maestri di sci italiani (Amsi Fvg), nel commentare la decisione, contenuta nel nuovo Dpcm del governo, di spostare l’apertura degli impianti sciistici al 15 febbraio.

La situazione – prosegue Pandolfo – era già critica con la riapertura al 18 gennaio e il Natale sulle piste saltato. Il mondo della neve aveva prodotto un procotollo che poteva salvare quei quattro “poveretti” che vivono nelle aree montane. Invece, il governo ha deciso che la montagna è meglio che muoia. Del resto, guardando la composizione dell’esecutivo si vede come il mare, per loro, sia ben più vicino e ce l’abbiano quindi a cuore”. L’ennesimo rinvio, che lancia pesanti ombre sull’apertura della stagione stessa, mette in seria difficoltà anche i maestri di sci regionali. In Fvg ce ne sono oltre 600 iscritti all’albo, dei quali circa 550 effettivi “e io – aggiunge il presidente – sono preoccupato soprattutto per chi ha questo lavoro come unica professione invernale. Che cosa faranno? Purtroppo, in questi mesi abbiamo ricevuto risposte sconsolanti dalla Regione”. A cosa si riferisce? “Si sono dimenticati dei maestri di sci, dando ristori alle guide alpine e non a noi, nonostante le due figure professionali siano accomunati dalla legge regionale 2/2002 – attacca Pandolfo -. La prima volta ho voluto credere a una svista, poi però l’errore si è ripetuto. Senza considerare che è stato premiato il mondo dello sport ma non chi – conclude – è un professionista del settore, che paga le tasse fino all’ultimo centesimo. Mi chiedo se non valga la pena lavorare in nero, anziché comportarsi bene”.

Un’apertura il 15 febbraio, secondo molti, avrebbe poco senso. Mancherebbero, per esempio, le scolaresche sulle piste, tipico “ingrediente” del periodo. Buona parte della stagione classica sarebbe già alle spalle e anche per l’indotto – si pensi a un albergo – ripartire sarebbe quanto meno complicato. “Dopo l’epidemia sanitaria si conteranno i malati e i morti anche tra le partite Iva. Ho il massimo rispetto per chi ha combatte contro il coronavirus e per i sanitari in prima linea contro l’emergenza, ma per chi ha un’attività la situazione sarà drammatica”. Non usa giri di parole Stefano Mazzolini, vicepresidente del consiglio regionale Fvg, imprenditore e già presidente di Promotur. Lui la montagna la vive e la conosce bene. Non così, a suo dire, è per il governo: “Un’altra volta – sferza Mazzolini – l’esecutivo dimostra di non conoscere la realtà delle zone montane. Forse pensano che i poli dello sci siano un luna park, ma non si rendono conto dell’economia e dell’occupazione generati dal mondo della neve. Gli altri Paesi hanno dato ristori in modo più efficace a chi non può lavorare. Un esempio? In Austria è arrivato l’80% del fatturato ad alberghi e ristoranti”.

Mazzolini cita un altro caso. “In Kosovo hanno lasciato i locali aperti fino alle 19, con le giuste precauzioni e vietando agli immunodepressi di entrare nei luoghi pubblici. E ci sono meno contagi che in Italia, dove si pensa più ai bonus monopattino e cellulare che alle attività economiche”. Per la montagna del Friuli si preannuncia un inverno davvero duro.