Montagna o parco giochi? Scoppia il caso quad sui sentieri della Carnia

Un evento in programma dal 5 al 7 settembre nelle montagne della Carnia accende il dibattito sul futuro del turismo alpino in Friuli-Venezia Giulia. A far discutere è l’utilizzo previsto di quad – veicoli motorizzati fuoristrada – lungo sentieri e strade forestali, alcuni dei quali attraversano aree di particolare pregio naturalistico o sfiorano la rete Natura 2000, in zone dove da anni si promuove un modello di turismo lento, sostenibile e rispettoso dell’ambiente.

Le prime polemiche si sono accese già durante i sopralluoghi, ma la questione è ora approdata anche in Consiglio regionale, con un’interrogazione presentata dalla consigliera Giulia Massolino (Patto per l’Autonomia – Civica FVG). Nel documento si chiede alla Giunta se manifestazioni di questo tipo siano compatibili con le strategie regionali di promozione del turismo alpino sostenibile e quali strumenti intenda adottare per coordinarsi con gli enti locali e prevenire iniziative che rischiano di essere in contrasto con la vocazione ecologica della montagna.

“La montagna non è un circuito da percorrere a motore – ha dichiarato Massolino – ma un ecosistema fragile da tutelare. Eventi come questo vanno nella direzione opposta rispetto a chi, da anni, lavora per costruire un’offerta turistica autentica, legata al territorio, fondata su lentezza, esperienza e rispetto ambientale“.

Duro anche l’intervento di Mirco Dorigo, esponente del Patto per l’Autonomia in Carnia: “Non sapevamo avessero aperto una nuova attrazione al Luna Park. Qualcuno dovrebbe ricordare che la Carnia non è un parco giochi, ma un territorio che ha tracciato i suoi sentieri in funzione delle esigenze reali delle comunità. L’uso turistico può essere benvenuto, ma solo se rispettoso. Altrimenti, stiamo solo creando un precedente pericoloso che apre le porte a ogni tipo di richiesta, da club di fuoristrada o privati con altri interessi. Dove mettiamo il limite?”

Nell’interrogazione si fa riferimento anche alla Convenzione delle Alpi, firmata anche dall’Italia, che raccomanda di limitare o vietare l’uso di mezzi motorizzati nelle aree naturali, per ridurre l’impatto in termini di rumore, emissioni e disturbo alla fauna selvatica.

“Serve chiarezza da parte della Regione – ha concluso Massolino –: queste scelte rischiano di compromettere anni di lavoro e milioni investiti in promozione ambientale e turismo sostenibile. Il futuro della montagna va discusso apertamente, partendo da chi la vive ogni giorno, non da chi la consuma”.

Il dibattito è aperto: qual è oggi il confine tra valorizzazione e sfruttamento del territorio montano?