Dopo il ghiacciaio, da Sauris a Doberdò anche i laghi del Friuli sono in pericolo siccità

I laghi regionali sono in ginocchio e la crisi idrica è evidente

Era appena arrivato l’inverno 2022 quando nel lago di Redona erano addirittura riaffiorati i ruderi dell’antico villaggio sepolto dalle acque a causa delle scarsissime precipitazioni nevose e piovose. Stesso quadro si era verificato in Valcellina, dove il lago di Barcis aveva registrato dei valori tanto minimi che non si vedevano da lunghissimo tempo. E’ questo il quadro che è emerso sin dai primi mesi dell’anno e che invitabilmente si sta riversando durante questo periodo.

Secondo l‘Arpa Fvg questo è un quadro sicuramente inusuale ma al tempo stesso non registra l’eccezionalità. Infatti, come si legge nel report delle pluviometrie regionali da dicembre 2021 a maggio 2022, nel periodo invernale e primaverile in regione si verificano spesso eventi siccitosi, ma non è presente, nemmeno per quest’anno, una diminuzione o aumento degli eventi. Per quanto riguarda le precipitazioni piovose, i dati indicano come nel semestre in oggetto i cumulati siano variati dai 200-250 millimetri della costa ai 300-350 mm della pianura, con punte di 700 mm delle Prealpi Giulie; sicuramente inferiori rispetto alle medie climatiche 1991-2020.

Nonostante questo non sia un quadro eccezionale, gli stessi ghiacciai ed i laghi della nostra regione stanno soffrendo molto: il lago di Redona a Tramonti di Sotto; quello di Ravedis a Montereale Valcellina; il lago di Barcis; il lago di Selva a Frisanco; quello di Cavazzo; il lago di Sauris; il lago di Ragogna a San Daniele del Friuli, i laghi di Fusine, il lago del Predil a Tarvisio ed infine il lago di Doberdò che si trova nell’omonimo Comune.

“Rispetto alla attuale situazione emergenziale di cui i dati si potranno analizzare nella completezza solamente allo scadere del sessennio (gli ultimi dati risalgono al 2019) – afferma Enrico Bressan dell’Arpa Fvg – sicuramente è presente una crisi idrica molto importante. Il livello dei laghi è basso ed il più delle volte nonostante siano ancora navigabili, abbiamo molta difficoltà ad effettuare i monitoraggi. Laddove è stato possibile, è emersa è una temperatura elevata ed una limpidezza delle acque importante con poca torbidità, data dalla mancanza di ricircolo e della stratificazione meno accentuata”.

I laghi del Fvg

L’Arpa Fvg si sta occupando di monitorare i laghi della nostra regione, compresi i balneabili, per indicarne la “qualità dell’acqua”. Tutti sono stati sottoposti, secondo i dati rilevabili all’anno scorso (i dati recenti non sono ancora disponibili), al monitoraggio di sorveglianza (9 corpi idrici non hanno pressioni particolari di tipo antropico o naturale che incidono sulla loro “qualità”), operativo (1 corpo idrico che ha evidenziato delle pressioni, rappresentato nel lago di Ragogna il cui stato ecologico era stato definito “sufficiente” in quanto vi era una pressione diffusa di tipo agricolo) e reti nucleo (subentrano i corpi idrici che possono avere condizioni particolari anche a livello nazionale) attraverso un insieme di 10 stazioni per il fitoplancton, 3 per le macrofite, 4 per le diatomee e 4 per i macroinvertebrati bentonici.

Gli unici due laghi che non sono stati oggetto di monitoraggio nel periodo 2014-2016 sono stati il lago di Selva e quello di Sauris, il primo per la mancanza di condizioni di sicurezza ed il secondo per l’inaccessibilità a causa dello svuotamento del bacino.

Il monitoraggio

Il monitoraggio dei corpi idrici lacustri è effettuato ai sensi del decreto legislativo 152/06, aggiornato dal decreto legislativo 172/2015, che recepisce i criteri definiti dalla direttiva 2000/60/CE e dalla direttiva 2013/39/UE, modificando rispetto al passato l’impostazione di base del monitoraggio di qualità ambientale delle acque interne sia in termini di approccio sia di impostazione.

Le finalità sono la prevenzione e riduzione dell’inquinamento ed il risanamento dei corpi idrici superficiali e sotterranei, la protezione ed il miglioramento degli ecosistemi strettamente acquatici, delle zone umide annesse e degli ecosistemi terrestri dipendenti dagli ambienti acquatici stessi, unitamente ad un utilizzo idrico sostenibile volto alla protezione a lungo termine delle risorse idriche disponibili che possa contribuire a mitigare gli effetti delle inondazioni e della siccità.

L’indicatore della qualità dell’acqua

Il monitoraggio delle acque superficiali, tra cui i laghi, riguarda gli elementi indicativi dello stato ecologico – ovvero l’ambiente e le comunità che vivono all’interno dell’acqua come le sostanze chimiche, temperature ed ossigenazione – e chimico. Vengono così monitorati elementi fisico chimici di base (nutrienti) che potrebbero alterare l’ecosistema; la componente fitoplantonica ovvero micro organismi vegetali (come batteri utili per la fotosintesi); macro elementi (la parte vegetale come alghe e piante acquatiche, diatomee alghe alcaree con il guscio), macro invertebrati (esseri animali di tipo macro che vivono nel fondale oppure attaccati alle alghe; larve di insetti che vivono in acqua). Una volta analizzati e categorizzati in laboratorio si ha lo stato di qualità dell’acqua. Basta infatti che uno di questi elementi non sia buono, per far regredire un lago alla classe di stato inferiore.

Le classi di stato ecologico per i corpi idrici naturali sono cinque: elevato di colore blu (gli invasi non possono avere classe elevata a causa della loro non naturalità idromorfologica), buono (verde), sufficiente (giallo), scarso (arancione), cattivo (rosso). I corpi idrici fortemente modificati e i corpi idrici artificiali sono invece classificati in base al potenziale ecologico secondo quattro classi: buono e oltre, sufficiente, scarso, cattivo.

Secondo gli ultimi dati raccolti, che si ripetono anche nell’anno 2021, per i laghi della nostra regione lo stato ecologico è nel 80% dei casi buono e nel 20% tra l’elevato e il sufficiente; per quanto riguarda invece lo stato chimico è al 100% elevato.