A Gorizia 4 nuove pietre d’inciampo per ricordare le storie dei deportati

Nuove pietre d’inciampo a Gorizia.

Emma Pia Morpurgo Valobra, sua figlia Elsa e i coniugi Amelia Pavia ed Elio Michelstaedter. Questi i nomi incisi sulle quattro nuove pietre d’inciampo, i cubetti di porfido ricoperti da una piastra di ottone che ricordano l’ultimo domicilio noto di donne e uomini deportati nei campi di concentramento e che martedì saranno posizionate a Gorizia.

Il programma della giornata, scelta in memoria del 23 novembre 1943, data della grande retata durante la quale venne deportata la maggior parte dei goriziani di fede ebraica, è stato presentato in Municipio nel corso di una conferenza stampa alla quale hanno partecipato il sindaco di Gorizia, Rodolfo Ziberna, l’assessore alla cultura, Fabrizio Oreti, e il presidente dell’associazione Amici di Israele, Lorenzo Drascek, che come sempre ha curato l’organizzazione dell’iniziativa e che quest’anno ha incassato il contributo del Rotary Club Gorizia.

Il programma della giornata.

La giornata si svolgerà in due momenti, uno al mattino insieme agli studenti della scuola media Locchi di Gorizia, che alle 11 si rimboccheranno le maniche e, tappa dopo tappa, toccheranno i luoghi della città che negli ultimi anni hanno accolto l’installazione delle pietre d’inciampo per un’opera di pulizia e lucidatura, in modo da restituire alle piccole insegne la visibilità originaria. Sempre gli studenti parteciperanno al posizionamento della pietra d’inciampo di Emma Pia Morpurgo Valobra, in via Cadorna 34.

Nel pomeriggio, alla presenza del Rabbino capo di Trieste, la cerimonia si sposterà nel parco Basaglia di via Vittorio Veneto, all’ingresso dell’ex ospedale psichiatrico dove, attraverso la consultazione dei vecchi registri, è stata riportata alla luce la storia di alcuni goriziani che, si presume, proprio in quei padiglioni trovarono rifugio, seppur temporaneo, da chi continuava a dar loro la caccia nei mesi successivi alla retata di novembre. Qui saranno deposte le pietre d’inciampo dei coniugi Elio Michelstaedter e Amelia Pavia, figlia dell’allora direttore sanitario di Villa San Giusto. Il loro ricovero nella struttura di via Vittorio Veneto è registrato i primi di dicembre, pochi giorni dopo la retata dalla quale erano scampati, probabilmente poiché non si trovavano nella casa di famiglia di via Pitteri, dove avevano accolto anche Emma e Elda Michelstaedter, mamma e zia di Carlo. Sempre dall’ospedale psichiatrico fu prelevata nel maggio dell’anno successivo Elsa Valobra, figlia di Emma Pia che abbiamo appena ricordato, ricoverata in seguito allo shock derivato dal licenziamento dalla Cassa di Risparmio, dove lavorava come impiegata, avvenuto nel 1938, anno delle leggi razziali.

I commenti.

“Vorrei che i goriziani, quando notano a terra una di queste pietre, si fermino a riflettere sulla storia che c’è dietro questi loro concittadini – le parole del sindaco Rodolfo Ziberna – perché la storia di ogni goriziano rappresenta in fondo la storia stessa della nostra città”.

“Come Comune siamo molto impegnati nella riscoperta delle pagine anche più drammatiche della storia della città – ha aggiunto l’assessore Fabrizio Oreti – e lo dimostrano i risultati che ogni anno ci premiano nell’ambito del bando Memoria e Ricordo”.

“Con le pietre di quest’anno, a Gorizia ne avremo deposte 27 – ha ricordato Lorenzo Drascek – e nei prossimi anni ne aggiungeremo altre per completare entro il 2025 l’elenco dei deportati goriziani, costruendo un vero e proprio percorso della memoria che ha anche carattere transfrontaliero grazie alla presenza del cimitero di Valdirose”.