Il tubo di scolo delle acque è piccolo e i detriti finiscono sulla pista ciclabile di Arta

I problemi sulla pista ciclabile di Arta denunciati da Legambiente.

“L’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare! È questo il modo sbrigativo e perentorio con il quale Gino Bartali, con il suo inconfondibile accento toscano, liquidava i giornalisti sportivi che lo assalivano per strappargli un commento al termine di una tappa del Giro o del Tour“. Parte da questa premessa – o metafora che dir si voglia – l’ultima denuncia di Legambiente Carnia, circolo presieduto da Marco Lepre.

E che sia tutto “sbagliato” e tutto “da rifare” – secondo l’organizzazione – lo si può dire, purtroppo, anche dei recenti lavori realizzati dalla Protezione Civile Fvg per ripristinare la pista ciclabile regionale n. 8 in Comune di Arta. Come si ricorderà, nell’ottobre del 2018, a seguito della tempesta Vaia, la piena del But aveva eroso una parte della riva in destra orografica, asportando un tratto della pista ciclabile, compreso un ponticello in legno situato subito a valle delle Terme. Legambiente aveva documentato il fatto, chiedendo, senza però ottenere risposta, se si potesse riscontrare una relazione tra quanto accaduto e la presenza di uno sbarramento artificiale, realizzato nell’alveo per convogliare, in periodi normali e di magra, tutte le acque del torrente in direzione della presa di una centrale idroelettrica.

“Nei mesi scorsi, a seguito degli interventi di ripristino realizzati dalla Protezione Civile si è provveduto alla costruzione di nuove difese spondali, utilizzando massi di scogliera e al rifacimento del ponte della ciclabile, questa volta però in cemento e più corto – ricorda ancora Legambiente -. L’ampiezza del diametro del tubo collocato sotto il ponte, dentro il quale avrebbe dovuto defluire l’acqua di un piccolo rio che scende dal sovrastante campo sportivo, si è però subito dimostrata assolutamente insufficiente rispetto alle portate registrate a seguito delle precipitazioni della fine di agosto e che, una volta ostruito, hanno provocato un’invasione di ghiaie e detriti, interrompendo la ciclabile per una ventina di metri.

“Solo nei giorni scorsi il tratto della pista ciclabile è stato liberato dal materiale che l’aveva invasa – conclude Lepre -, ma, evidentemente, il problema non si può considerare risolto, perché si ripresenterà ogni volta che si verificheranno delle piogge appena un po’ intense. Conclusione: un lavoro sbagliato, mal progettato e che dovrà essere rifatto. Legambiente sottolinea che a pagare per questi errori (in un periodo non certo caratterizzato dall’“abbondanza”) è naturalmente la collettività e che essi sono inevitabilmente il frutto delle scelte della Giunta Regionale che vuole fare le cose in fretta, invece di farle bene, e che ha fatto di tutto per evitare controlli e valutazioni ambientali sugli interventi messi in atto. Se questo è il risultato di lasciare le “mani libere” a chi dice di voler risolvere i problemi…”.