Femminicidio di Udine: Samia voleva ricominciare, lui non l’ha lasciata vivere

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Chi è Samia Bent Rejab Kedim, uccisa dall’ex marito a Udine.

Samia Bent Rejab Kedim aveva 46 anni e una speranza: lasciarsi alle spalle anni di violenze e riprendere in mano la sua vita. Lavorava come addetta alle pulizie all’ospedale Santa Maria della Misericordia, era benvoluta, conosceva bene l’italiano e, finalmente, aveva trovato il coraggio di dire basta a un matrimonio diventato una prigione.

Martedì 15 aprile, Samia si era presentata al Tribunale di Udine per formalizzare la separazione dal marito, Mohamed Naceur Saadi, 59 anni, condannato solo un mese fa a cinque anni e quattro mesi per maltrattamenti, lesioni e violenza sessuale nei suoi confronti. Era un passo importante, l’inizio simbolico di un nuovo capitolo. Due giorni dopo, è stata uccisa.

Il suo corpo è stato trovato nell’appartamento di via Joppi, dove viveva con il figlio più giovane. L’arma del delitto è un oggetto tagliente, i colpi sono stati inferti tra il collo e la testa. Ieri mattina, Saadi aveva lasciato l’appartamento in cui stava scontando gli arresti domiciliari a Monfalcone grazie a un permesso di due ore, concesso ogni martedì e giovedì. Era dotato di braccialetto elettronico. Ma ciò non è bastato a fermarlo.

Dopo l’omicidio, l’uomo è morto in un incidente stradale a Basiliano. Forse un tentativo di fuga, forse un gesto disperato. Resta il fatto: Samia non c’è più, strappata alla vita da chi avrebbe dovuto amarla, o almeno rispettarla.

Una storia di violenze e silenzi

La storia di Samia e Mohamed inizia oltre vent’anni fa, in Tunisia, dove si sposano nel 2002. Poco dopo si trasferiscono in Italia, a Udine, nell’appartamento in via Joppi. Qui crescono i loro tre figli, due ragazze che oggi sono ormai adulte e un ragazzo adolescente. Ma dietro le mura di casa, il tempo non porta serenità. Calci, pugni, insulti: la violenza diventa quotidianità.

Samia denuncia più volte, l’ultima a fine 2023. L’uomo viene arrestato, e per un anno la donna ritrova un po’ di pace. Ma a febbraio 2025, Saadi ottiene i domiciliari con braccialetto elettronico. È disoccupato, vive da solo in un appartamento in affitto a Monfalcone.

Il 17 aprile, nel suo giorno di “libertà controllata”, Mohamed le tende un agguato. La raggiunge a Udine e la uccide. L’ennesimo femminicidio su una donna che voleva solo essere lasciata libera.